diritto al cibo e alla sicurezza alimentare

Il diritto al cibo e alla sicurezza alimentare

Oggi a che punto siamo del percorso per il raggiungimento dell’abolizione della fame nel mondo? A che punto siamo con il rispetto del diritto al cibo e alla sicurezza alimentare?

Che cos’è la sicurezza alimentare?

Cosa si intende per sicurezza alimentare? La sicurezza alimentare è intesa nella sua accezione più ampia come la possibilità di garantire in modo costante e generalizzato acqua ed alimenti per soddisfare il fabbisogno energetico di cui l’organismo necessita per la sopravvivenza e la vita, in adeguate condizioni igieniche. Il COVID ha avuto prevedibilmente effetti pesantissimi nei paesi più poveri per quanto concerne la possibilità di soddisfare il fabbisogno alimentare e ha insegnato a tutti che è necessario un cambio di paradigma che consenta di unire rispetto dell’ambiente e la sostenibilità nella produzione alimentare. 

Sicurezza alimentare e Covid-19

Le economie dei paesi a basso e a medio reddito hanno sofferto più di tutti delle conseguenze della pandemia di Coronavirus, trattandosi delle realtà col numero più alto di persone che vivono del lavoro agricolo, quando non esclusivamente di quello.  L’agricoltura è il settore che impiega il maggior numero di persone in tutto il mondo, fornendo mezzi di sostentamento per il 40% della popolazione mondiale.

Gli abitanti dei paesi poveri tendono a spendere la parte più consistente del proprio reddito nell’acquisto di beni alimentari in comparazione con i cittadini e gli abitanti di paesi con un reddito pro capite più alto, predisposti a una maggiore diversificazione della spesa, e sono quindi maggiormente esposti alle conseguenze della variazione dei prezzi dei beni agricoli (grano, riso e granoturco). 

Nel 2021 si è registrato un innalzamento generale del prezzo dei prodotti agricoli che ha determinato un complessivo abbassamento dei consumi, che nei paesi più poveri ha messo seriamente a repentaglio la sicurezza alimentare di molte persone, tanto che secondo il rapporto delle Nazioni Unite sullo stato della sicurezza alimentare e della nutrizione nel mondo nel 2020 tra 720 e 811 milioni di persone nel mondo hanno sofferto la fame. 

Sicurezza alimentare e agricoltura

Investire nei piccoli agricoltori, sia donne sia uomini, è la strada migliore per aumentare la sicurezza alimentare e la nutrizione dei più poveri e per aumentare la produzione alimentare per i mercati locali e globali. Sono 500 milioni le piccole aziende agricole nel mondo che forniscono l’80% del cibo che si consuma in buona parte del mondo sviluppato.

Dal 1900, il settore agricolo ha perso il 75% della varietà delle colture, ma un uso migliore della biodiversità agricola può contribuire ad un’alimentazione più nutriente, a migliori mezzi di sostentamento per le comunità agricole e a sistemi agricoli più resilienti e sostenibili. Non tralasciamo che se le donne attive in agricoltura avessero pari accesso alle risorse rispetto agli uomini, il numero delle persone che soffre la fame nel mondo potrebbe ridursi fino a 150 milioni, In molte regioni, la scarsità energetica rappresenta uno dei principali ostacoli all’obiettivo di ridurre la fame e di assicurare che il mondo produca cibo sufficiente a soddisfare la domanda futura. 

Sono 1,4 miliardi le persone che non hanno accesso all’elettricità, la maggior parte delle quali vive in aree rurali delle regioni in via di sviluppo. La World Bank ha avviato programmi di assistenza economica al settore agricolo di molti paesi per garantire la sicurezza alimentare degli abitanti; oltre Haiti, moltissimi sono i paesi asiatici, come Bangladesh, Buthan, India e Kyrgizistan e Tagikistan. Ma fra questi ci sono anche dei paesi africani: Ciad, Senegal, Ruanda e Sierra Leone.  

Diritto al cibo e alla sicurezza alimentare in Kenya

E in Kenya? Un decennio di crescita e sviluppo economico, unitamente all’inserimento della lotta alla malnutrizione fra le priorità governative, hanno determinato grandi passi avanti verso il raggiungimento del secondo obiettivo, ‘Zero Hunger’, dell’Agenda 2030 sullo sviluppo sostenibile. Tuttavia, i benefici di una economia recentemente riconosciuta ‘a medio reddito’ non hanno riguardato tutte le frange della società kenyana: oltre un terzo della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà.

Nelle aree aride e semi aride del paese, che costituiscono l’80 % della superficie totale, la questione alimentare è particolarmente sensibile e di difficile risoluzione. A influire massicciamente sull’insicurezza alimentare kenyana in quelle zone sono il cambiamento climatico, le tecniche agricole arretrate e un sistema agricolo inefficiente, a fronte di una malthusiana rapida crescita demografica in dimensioni geometriche.

Sotto il profilo medico, un ridotto apporto calorico e un’alimentazione compromessa minacciano la riduzione della povertà e potrebbero avere un impatto duraturo sullo sviluppo cognitivo dei bambini piccoli. Stando ai dati del World Food Program, circa il 29% dei bambini che vivono nelle aree rurali del Kenya è affetto da rachitismo.

Questa situazione peggiora ulteriormente nelle baraccopoli di Nairobi, dove operiamo da più di 15 anni. Qui, milioni di bambini soffrono ogni giorno la fame e sono costretti a lavorare per pochi centesimi al giorno.
In un contesto simile lo stesso concetto di diritto al cibo e alla sicurezza alimentare risulta privo di significato.

Noi lavoriamo proprio per difendere il diritto al cibo e alla sicurezza alimentare di migliaia di bambini e bambine, sostenendone più di 3000 nelle nostre scuole ed aiutando le loro famiglie con un sostegno alimentare, vista la situazione ulteriormente peggiorata dal Coronavirus.

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