slum africani

La terribile realtà degli slum africani

Gli slum africani, anche conosciuti come baraccopoli, sono enormi agglomerati urbani che si trovano all’interno o intorno alle principali metropoli del continente.

Ospitano milioni di abitanti che vivono in baracche di pochi metri quadri, senza acqua corrente o elettricità, senza servizi sanitari e con condizioni di vita davvero infernali.

Negli slum il livello di insicurezza è altissimo, così come il tasso di criminalità e disoccupazione.
Negli slum africani, le principali vittime sono di certo i bambini, che spesso non possono andare a scuola e vivono in un contesto di assoluta povertà.

I principali slum africani

Ecco solo alcuni dei principali slum africani:

Makoko, Nigeria

Conosciuta anche come Venezia nera o Venezia d’Africa, è una baraccopoli situata alla periferia di Lagos. Fondata nel 18esimo secolo come villaggio di pescatori, è costituita da strutture poggianti su palafitte e collegate da canali percorsi dagli abitanti con canoe in legno. In ogni casa vivono in media otto persone, originarie principalmente del Togo e del Benin.

Khayelitsha, Sud Africa

Il nome significa “Casa Nuova” in xhosa, e fu creato nel 1983 per ospitare i neri che giungevano a Città del Capo. Secondo le leggi raziali, infatti, non era possibile per i neri abitare negli stessi quartieri popolati dai bianchi. Ancora oggi circa il 90% della popolazione di questo slum è costituita da neri.

 Manshiet, Egitto

Uno dei più grandi slum nel mondo arabo, è diventato meta di coloro che cercano un lavoro nella capitale egiziana ma non possono permettersi gli alti affitti delle abitazioni. All’interno dell’insediamento esiste una sorta di slum nello slum dove risiedono i profughi sudanesi fuggiti dal genocidio in Darfur. Poiché non sono musulmane, queste famiglie sono costrette a vivere in un vero e proprio ghetto dove le condizioni di vita sono ancor più drammatiche.

Kibera, Kenya

Con i suoi 2 milioni e mezzo di abitanti, lo slum accoglie circa il 60% della popolazione della capitale keniota. Solo il 20% delle abitazioni ha la corrente elettrica e praticamente non esiste acqua potabile. Secondo dati dell’UN-Habitat una latrina è in media condivisa da 50 persone. Non esistono ospedali, né ambulatori pubblici.

Il nostro lavoro negli slum di Nairobi

Alice for Children lavora da 15 anni proprio nelle baraccopoli di Nairobi, in particolare modo negli slum africani di Korogocho e Dandora. Ogni giorno diamo la possibilità a più di 3000 bambini di frequentare la scuola, e assistiamo le famiglie della comunità con un sostegno alimentare.

Nel contesto degli slum di Nairobi, lo sfruttamento minorile è una piaga: Il 26% dei bambini tra i 5 e i 14 anni lavora in condizioni disumane, per 12 ore al giorno a meno di 2 dollari. I bambini delle baraccopoli ammontano a circa 300.000, di cui 60.000 vivono per strada e circa 6.000 di loro lavora nella discarica di Dandora, la più grande a cielo aperto d’Africa e la più inquinata del mondo. La pandemia di Coronavirus, poi, ha messo in luce i rischi che le persone corrono abitando un luogo insalubre e sprovvisto di servizi come le baraccopoli.

L’assenza dello Stato, in queste aree degradate, è rappresentata dall’impossibilità di controllare la diffusione della pandemia attraverso il basilare rispetto delle misure di prevenzione e sicurezza, che conosciamo e applichiamo da quasi due anni: sanificare le mani, indossare mascherine e mantenere il distanziamento sociale. A Dandora e Korogocho le famiglie delle baraccopoli vivono anche in una sola stanza, rendendo impossibile mantenere una distanza fisica di 2 metri (6 piedi) l’una dall’altra per ridurre la possibilità di infezione.

Assenza dello stato che vediamo anche nell’incapacità di organizzare una campagna vaccinale corretta. Quasi nessun abitante delle baraccopoli ha ricevuto un vaccino fino ad ora. Noi ci stiamo impegnando in prima persona per portare i vaccini nelle baraccopoli e aiutare le comunità dello slum uscire dalla crisi pandemica.

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