LE BARACCOPOLI DI NAIROBI: VITE DA INFERNO

0
abitanti delle baraccopoli
0
bambini lavoratori
0
nella discarica di Dandora

Nairobi è una metropoli di 5 milioni di abitanti, ed il 60% della popolazione vive nelle 110 baraccopoli che circondano il centro della città. Qui il tasso dei malati di AIDS sale dal 12% al 60% e, per la maggior parte, colpisce donne e bambini. Il 26% dei bambini tra i 5 e i 14 anni lavora in condizioni disumane: 12 ore al giorno per meno di 2 dollari, si tratta di circa 300.000 bambini – di cui 60.000 vivono per strada, i cosiddetti ‘street children’ – e circa 6.000 di loro lavora nella discarica di Dandora, la più grande a cielo aperto d’Africa e la più inquinata del mondo.

Dandora, 2,5 km² di rifiuti

Oltre 2,5 chilometri quadrati di terreno ricoperto da scarti e rifiuti all’interno dell’omonima baraccopoli, confinante verso est con la baraccopoli di Korogocho, una delle principali della periferia nord-est della capitale keniota, Nairobi. Ogni giorno vengono versati in discarica 850 tonnellate di rifiuti, che vengono smistati a mani nude da mamme, bambini e uomini, differenziati e venduti per meno di 15 scellini al kg (meno di 10 centesimi di euro).

Una distesa ampia, a perdita d’occhio, fumante, maleodorante, variopinta da sacchetti di plastica colorati che, quando si alza il vento, turbinano nel cielo accompagnando il volo di uccelli spazzini a caccia di cibo tra l’immondizia. Un universo a parte, con una sua vita intensa: persone chine su cumuli di spazzatura che riempiono sacchi con resti di cose; animali, cani, maiali che razzolano nella sporcizia; camion che scaricano rifiuti; strade non progettate ma tracciate dall’inesorabile calpestio di milioni di uomini, donne e bambini che arrancano nella miseria; ripari improvvisati fatti di stracci appesi a bastoni; bambini sorridenti che corrono e giocano ai margini del sudiciume.

Riproduci video

Korogocho e Dandora: le baraccopoli di Nairobi dove lavoriamo da più di 15 anni.

Le due baraccopoli di Nairobi, Korogocho e Dandora, insieme a quelle di Kariobangi e di Mathare, sono sorte negli anni 60-70 nella parte nord-est della città. Sono abitate da circa un milione e mezzo di persone che vivono in case fatiscenti, baracche di lamiere spesso senza luce, fogne e acqua corrente.

Questo conglomerato di baraccopoli, in cui vivono, anzi cercano di sopravvivere 3 milioni di persone, è accerchiato dall’evoluzione incontrollata e senza senso di questa megalopoli africana, che costruisce a poche centinaia di metri dagli slum centri commerciali ultra-lusso e autostrade realizzate dai cinesi per conto del governo keniota.

Entrando negli slums, si viene assaliti da una realtà che resterà per sempre vivida nella memoria. Per un occidentale è quasi inimmaginabile vivere in un luogo del genere. Il primo impatto è acre, come l’odore che colpisce lo stomaco. Un odore di immondizia lasciata al sole per giorni, per anni, a fermentare. Un odore di escrementi, di pioggia stagnante, di un fiume che è la cloaca delle baraccopoli di Nairobi dove qualsiasi scarto viene buttato. Un odore che ti segue costantemente e che non ti lascia più, anche nel ricordo. Poi, sono le immagini a stordire: sporcizia e rifiuti campeggiano ovunque, pattumiera ormai spogliata di ogni suo residuo organico, plastica dappertutto che non muore mai. Lo sguardo si perde su un’infinità di baracche in lamiera, alcune in muratura, dove possono vivere in pochi metri quadrati (10, per l’esattezza) anche 10 persone. Nelle baraccopoli di Nairobi la gente sopravvive in assenza di igiene, di acqua e di elettricità, ammassata all’inverosimile in spazi ridottissimi.

Stupisce vedere volti sorridenti, persone normalmente affaccendate nei lavori quotidiani: una donna che lava vigorosamente i panni in un secchio di plastica e li appende lindi in una strada sudicia, un’altra donna che ordinatamente vende banane e mango seduta per terra, uomini che espongono le proprie mercanzie, tutte di seconda mano e spesso trovate nella discarica, all’interno di piccoli negozi di lamiera, e bambini, tantissimi bambini, che giocano, ruzzolano e corrono divertiti in mezzo al fango, alla spazzatura, alla sporcizia. Sono vestiti in tutti i modi e colori, sono allegri e vogliosi di vivere e, purtroppo, troppo spesso sono ammalati, anche gravemente, perché la mortalità infantile in questi luoghi è ancora alta.

La discarica di Dandora si trova in mezzo a dove sorgono le nostre due scuole, una a Korogocho e una a Dandora, frequentate da circa 3000 bambini tutti in pullover rosso. Bambini fieri della loro divisa, indossata sia d’inverno (che a Nairobi, a 1700 metri di altezza, può essere rigido) sia d’estate. Dal nido alla scuola media le nostre scuole garantiscono ai bambini il pasto, istruzione, cure mediche, assistenza sociale e protezione.

SLUM RIGHTS MATTER:

LA NOSTRA RISPOSTA AI DIRITTI NEGATI NELLE BARACCOPOLI DI NAIROBI

Nelle baraccopoli i diritti umani sono negati e calpestati, soprattutto i diritti dei bambini, delle bambine e delle donne.

E noi cerchiamo con azioni concrete di offrire qualche soluzione alla loro terribile condizione.

SLUM RIGHTS MATTER

LA NOSTRA RISPOSTA AI DIRITTI NEGATI NELLE BARACCOPOLI DI NAIROBI

Nelle baraccopoli i diritti sono negati e calpestati, specie per i bambini, le bambine e le donne.

E noi cerchiamo con azioni concrete di offrire qualche soluzione alla loro terribile condizione.