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Il Piano Mattei: la strategia italiana in Africa

Il 29 gennaio 2024 si è tenuto a Roma il vertice Italia-Africa. In occasione dell’incontro tra lo Stato italiano e i rappresentanti di 46 Paesi africani, al quale hanno partecipato anche i vertici dell’UE e degli organismi internazionali, la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha presentato il Piano Mattei per l’Africa.

Di cosa si tratta e perché è importante?

Piano Mattei è il nome che è stato dato al Decreto Legge n. 161 del 2023, approvato dalla Camera dei Deputati all’inizio dell’anno.
Il progetto prende il nome da Enrico Mattei, storico presidente dell’ENI (Ente Nazionale Idrocarburi) che durante gli anni ‘50, oltre a rendere la società da lui presieduta una multinazionale di successo nel panorama del boom economico, promosse e sviluppò una politica energetica rispettosa dei Paesi produttori e dei popoli coinvolti, ai quali riconosceva la sovranità sulle proprie ricchezze. Fu proprio Mattei, diversamente da quanto facevano le altre grandi compagnie petrolifere internazionali, a proporre di lasciare agli Stati produttori il 75% dei profitti ottenuti grazie alle risorse energetiche.

Il testo legislativo

Il Piano che il Governo italiano è intenzionato ad implementare consiste in un ambizioso progetto di sviluppo e consolidamento delle relazioni tra l’Italia e i Paesi africani. Stando al testo legislativo, “il Piano persegue la costruzione di un nuovo partenariato tra Italia e Stati del Continente africano, mediante la promozione di uno sviluppo comune, sostenibile e duraturo, nella dimensione politica, economica, sociale, culturale e di sicurezza”.

Il decreto non illustra il contenuto vero e proprio del Piano, ma ne delinea i principi e le regole di attuazione. Innanzitutto, esso ha un approccio multidimensionale, che coinvolge svariati aspetti delle relazioni internazionali intessute tra i Paesi.

L’articolo 1, elencando quali saranno gli ambiti interessati nel concreto dal Piano Mattei, dà un’idea dell’ampiezza dell’intervento: cooperazione allo sviluppo, promozione di esportazioni e investimenti, ricerca e innovazione, salute, agricoltura e sicurezza alimentare, approvvigionamento e sfruttamento sostenibile delle risorse naturali, tutela dell’ambiente, turismo, cultura, solo per citare alcuni settori facenti parte di una lista più estesa.

I successivi articoli del testo di legge si occupano di definire gli aspetti più tecnici e organizzativi per l’attuazione del Piano, che sarà affidata ad una cabina di regia creata ad hoc, presieduta dal Presidente del Consiglio e composta da Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, da altri ministri, da rappresentanti delle regioni e da agenzie e società pubbliche operanti nel settore.

Il Piano Mattei avrà una durata di 4 anni e sarà rinnovabile anche prima della scadenza, in modo da essere flessibile e adattabile alle esigenze che sorgeranno nel concreto. Ogni anno, la cabina di regia dovrà illustrare di fronte al Parlamento una relazione che dia conto dell’andamento del programma di cooperazione.

L’esito del vertice

Stando a quanto dichiarato durante il vertice Italia-Africa, durante il quale sono stati presentati maggiori dettagli del Piano, l’investimento iniziale che il Governo Meloni si impegna a compiere ammonta a 5,5 miliardi di euro, di cui 3 provenienti dal Fondo Italiano per il Clima e 2,5 dal fondo per la Cooperazione allo sviluppo.

Sempre secondo le parole della Presidente del Consiglio, le aree di intervento su cui il Piano si concentrerà, almeno in una prima fase, sono cinque:

  • Istruzione e formazione professionale – formazione professionale orientata sui fabbisogni del mercato del lavoro e coinvolgimento di imprese private italiane.
  • Salute – rafforzamento dei sistemi sanitari; sviluppo di strategie di prevenzione e contenimento di minacce alla salute.
  • Acqua – costruzione di infrastrutture per l’approvvigionamento e la distribuzione di risorse idriche.
  • Energia – rafforzamento dell’efficienza energetica e dell’impiego di fonti rinnovabili.
  • Agricoltura – promozione dello sviluppo delle filiere agroalimentari e dei biocarburanti non fossili.

“Sul Piano Mattei avremmo auspicato di essere consultati. L’Africa è pronta a discutere contorni e modalità dell’attuazione. Insisto sulla necessità di passare dalle parole ai fatti, non ci possiamo più accontentare di promesse, spesso non mantenute”. Questo è stato il commento a margine del vertice del Presidente della Commissione dell’Unione Africana Moussa Faki, che ci ha tenuto a sottolineare come l’Africa debba essere considerata parte attiva del Piano e della sua attuazione.

Obiettivi e prospettive

Con il Piano Mattei, l’Italia si propone – negli intenti – come futuro partner centrale del continente africano, promuovendo un modello di sviluppo duraturo e sostenibile, che possa rafforzare le relazioni tra il nostro Paese e l’Africa in un’ottica di crescita comune e benessere diffuso per entrambi i soggetti coinvolti.

In concreto, ci sono almeno due osservazioni che possono essere fatte.

Nella prospettiva dell’attuale Governo, il principale scopo del Piano è intervenire sulle cause all’origine dei flussi migratori di massa che interessano, tra gli altri, anche l’Italia. Un obiettivo che appare – analizzando la realtà dei fatti – tanto immenso quanto velleitario.

Il secondo aspetto rilevante è che il Piano Mattei, almeno per come è stato delineato e presentato sino ad ora, sul versante operativo risulta più che altro una cornice di progetti di investimento da parte di imprese italiane che sono già in fase di attuazione in vari Paesi africani.

Gli esperti, in attesa che i contenuti del Piano vengano messi in pratica, fanno notare come sia fondamentale che l’intervento parta innanzitutto dai bisogni dell’Africa, dei suoi Paesi e delle relative società civili, seguendo quindi un approccio bottom-up.

Nonostante i contorni ancora sfumati delle azioni che verranno concretamente intraprese e l’esiguità dei fondi stanziati per il progetto (peraltro attinti da altri due fondi già esistenti), la speranza è che l’Italia possa fungere da apripista per gli altri Paesi europei, con l’obiettivo di intensificare le relazioni UE-Africa dal punto di vista commerciale, culturale e della cooperazione internazionale e favorire un reale e coerente sviluppo del continente africano. 

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