Sciopero insegnanti

Lo sciopero degli insegnanti in Kenya

La situazione socio-economica del Kenya degli ultimi mesi è stata caratterizzata da grande instabilità.

Ad aggravare la fragilità dell’economia del Paese sono stati diversi fattori ed eventi di diversa natura: dagli enormi danni e disagi causati dalle calamità naturali abbattutesi sul Kenya nella primavera del 2024 alle grandissime proteste popolari contro una proposta di legge finanziaria (che avrebbe innalzato le tasse su moltissimi beni di consumo), poi represse con la violenza, ma risultate efficaci, visto il ritiro del disegno di legge.

In questi delicato quadro, si è inserito lo sciopero del personale scolastico nazionale, contribuendo ad aumentare i contrasti dei kenioti con il Governo.

La crisi del mondo scolastico

Tra tutti i settori coinvolti dalla crisi economica, quello dell’educazione è stato colpito particolarmente duramente, evidenziando una chiara mancanza di risorse economiche.

Alla fine di giugno, infatti, proteste e manifestazioni di insegnanti hanno invaso le strade del Kenya richiedendo l’attuazione del CBA (Collective Bargaining Agreement) 2021-2025, ovvero il contratto nazionale collettivo che regola la posizione degli insegnanti e che prevede un aumento degli stipendi.

Elementari e Superiori

I problemi principali lamentati dagli insegnanti sono i grandi ritardi e i bassi importi che caratterizzano gli stipendi e che rendono la loro vita difficilmente sostenibile. Tra le richieste nelle manifestazioni c’erano, infatti, una prospettiva di avanzamento di carriera migliore, promozioni e tirocini più brevi, copertura sanitaria e maggiori fondi.

Il 25 agosto, la domenica prima del rientro a scuola, il KNUT e il KUPPET – i principali sindacati di insegnanti delle elementari e delle superiori – hanno indetto uno sciopero di una settimana se gli accordi del CBA non fossero stati rispettati. A poche ore da lunedì 26 il KNUT si è poi tirato indietro, mentre il KUPPET ha scioperato durante tutta la settimana, causando non pochi disagi negli istituti scolastici del Paese, ritrovatisi temporaneamente a corto di personale.

Lo sciopero è poi stato interrotto quando il presidente del sindacato degli insegnanti delle superiori e quello del TSC (Teachers Service Commission) hanno trovato un accordo preliminare per andare incontro alle richieste dei manifestanti.

Gli studenti e i professori universitari

Pochi giorni dopo, gli studenti delle università, sia private che pubbliche, hanno a loro volta manifestato contro l’aumento delle rette accademiche.

La loro richiesta principale era ricevere maggiori fondi per sostenere i costi degli studi universitari e l’introduzione di un migliore modello di pagamento delle rette. Dopo un confronto tra il Governo e i leader dei comitati studenteschi si è raggiunto un accordo: gli studenti hanno ottenuto un nuovo modello di pagamento e una riduzione degli interessi sui prestiti universitari,  annullando così le manifestazioni programmate.

In una specie di “effetto domino”, anche gli insegnanti universitari dello University Academic Staff Union (UASU) e il Kenya University Staff Union (KUSU) hanno indetto formalmente una settimana di sciopero a partire dal 23 settembre: anche in questo caso, la scintilla che ha dato il via alle proteste è stato il ritardo nel pagamento degli stipendi, dovuto al mancato rispetto del suddetto accordo collettivo, il CBA 2012-25.

Le ulteriori richieste che stavano alla base dello sciopero sono l’aumento del salario nei periodi d’indennità domestica, l’aumento di stipendio, la puntualità nei pagamenti e l’uniformazione dell’età pensionabile (che attualmente può variare da 60 a 79 anni in base all’area geografica).

Pressioni e instabilità

Di fronte alle proteste di insegnanti e studenti, il ministro dell’educazione Ogamba ha promesso che dall’inizio del 2025 saranno assunti 46 mila insegnanti, scontrandosi però con l’opposizione dei sindacati e dei manifestanti.

Prosegue dunque il tumultuoso 2024 per il Kenya, la sua popolazione e il suo Governo, costretto a far fronte a costanti pressioni provenienti da diversi fronti.

Oltre alle proteste popolari contro l’aumento del costo della vita e ai disastri naturali, come già detto, ricordiamo che il Kenya ha di recente assunto la guida di una missione militare ONU ad Haiti, attirando ulteriori critiche da parte dell’opinione pubblica, sempre più intransigente nei confronti di quelle manovre del Governo che vengono viste come uno spreco di denaro pubblico.

La mobilitazione dell’intero mondo scolastico rappresenta sicuramente un altro tema caldo di cui il Presidente Ruto e il suo Governo dovranno occuparsi al più presto per scongiurare un ulteriore inasprimento delle condizioni di vita dei kenioti e, dunque, della stabilità socio-economica dell’intero Paese.

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