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Lockdown: la crisi dell’acqua, 1 problema nascosto

Non bastava il lockdown a rendere la vita negli slum ancora più infernale: le piogge torrenziali che hanno colpito il Kenya la scorsa settimana hanno distrutto una parte dell’acquedotto. Adesso la crisi dell’acqua nelle baraccopoli è ancora più radicata.

Nelle baraccopoli di Nairobi anche nei giorni di cosiddetta normalità le ristrettezze sono all’ordine del giorno: le condizioni igieniche sono precarie, la crisi dell’acqua è la normalità e non sempre i genitori riescono a mettere in tavola qualcosa per i propri figli.

La crisi dell’acqua

Da quando ci sono stati i primi casi di COVID-19 nella capitale e il governo ha messo in atto le misure di lockdown e coprifuoco notturno, la vita negli slum si è ulteriormente complicata, aggravando situazioni già al limite, come la crisi dell’acqua. Alla popolazione degli slum è stato consigliato vivamente di lavarsi spesso le mani e di approvvigionarsi di acqua pulita per cucinare e per tutte le necessità quotidiane, ma purtroppo già prima dell’arrivo del virus l’acqua a Nairobi non bastava per tutti. Secondo fonti ufficiali interne all’amministrazione cittadina, in una situazione di normalità la Nairobi Water and Sewerage Company è in grado di fornire alla popolazione 526.000 metri cubi di acqua al giorno, contro una domanda giornaliera di almeno 810.000 metri cubi.

In queste settimane, le persone hanno avuto ancora più bisogno di acqua pulita per potersi lavare e per cucinare in sicurezza. Le scorte di acqua si stavano già quasi esaurendo quando, la scorsa settimana, le forti piogge che hanno colpito il paese hanno letteralmente spazzato via le tubature principali che scorrono sotto le foreste del monte Aberdare, a nord di Nairobi. Subito dopo questo disastro, la Nairobi Water and Sewerage Company ha chiuso un impianto di trattamento dell’acqua della capitale.

Da qualche giorno, la situazione a Nairobi per quanto riguarda l’approvvigionamento di acqua pulita è davvero al limite: molti abitanti delle baraccopoli si sono ridotti a cucinare il poco cibo che riescono a reperire utilizzando le acque sporche che scorrono all’interno dello slum. Moltissime persone preferiscono spendere i pochissimi soldi a disposizione per acquistare derrate alimentari piuttosto che acqua, mentre altre non hanno la possibilità di scegliere né l’una né l’altra cosa.

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