Il 20 novembre si celebra la giornata mondiale dei diritti dei bambini.
Un’occasione per ricordare come i bambini di tutto il mondo sono titolari di specifici diritti, dati dalla loro età. Che milioni di bambini ogni giorno subiscono violazioni dei diritti umani gravissime, non possono andare a scuola e non possono avere un’infanzia, di cui hanno un diritto inalienabile.
Perché il 20 novembre?
Il 20 novembre non è una data casuale. Fu proprio in questo giorno, nel 1989, che venne adottata la convenzione che per la prima volta ha riconosciuto i bambini come aventi diritti civili, sociali, politici, culturali ed economici: la Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza.
Convenzione che in Italia fu ratificata soltanto nel 1991 e ancora viene disattesa in molte parti del mondo.
Nella Convenzione, che enuncia i diritti che sono propri di tutti i bambini del mondo, vengono ribaditi quei diritti che sono propri dei bambini in quanto tali. Non ci sono solo i diritti propri ad ogni essere umano, come il diritto alla vita, alla non discriminazione o il diritto all’espressione.
Ci sono anche diritti specifici dei bambini, come il diritto all’istruzione o anche il diritto al gioco.
Diritti che troppo spesso non vengono rispettati.
I diritti dei bambini nel mondo e in Africa
A esemplificare la situazione del rispetto dei diritti dei bambini nel mondo e in Africa, basta citare il numero esorbitante di bambini che ancora sono costretti a lavorare ogni giorno, senza poter andare a scuola e mettendo a repentaglio la propria salute e la propria crescita.
Secondo i dati dell’OIL (Organizzazione Internazionale del Lavoro) pubblicati nel 2020, lo sfruttamento dei bambini è ancora un fenomeno altamente in auge. Infatti, un bambino su 10 è coinvolto nel lavoro minorile, per un totale di 152 milioni di bambini nel mondo (64 milioni femmine, 88 milioni maschi).
La proporzione di bambini implicati in questo fenomeno nei Paesi più poveri del mondo è ovviamente ancora più alta, sono infatti circa 1 su 4. In particolare, la stessa OIL conta in Africa 73 milioni di bambini e bambine coinvolti nel lavoro minorile, di cui più di 30 milioni in lavori pericolosi, definiti “forme peggiori di lavoro minorile”.
I dati più attendibili riguardo il lavoro minorile in Kenya, paese in cui operiamo da più di 15 anni, non sono recenti e risalgono al 2008, quando l’UNICEF contava più di 700.000 bambini coinvolti in tale fenomeno. Negli ultimi anni il Paese ha fatto progressi nella lotta al lavoro minorile, ma la situazione resta preoccupante.
Infatti, i bambini kenioti continuano ad essere impiegati in lavori domestici, in lavori agricoli, nella pesca, ma anche nella vendita ambulante, nell’accattonaggio e nel traffico illecito di droga. Vi sono poi anche bambini kenioti che entrano a far parte della tratta di esseri umani all’interno e all’esterno del Paese, per poi divenire soprattutto vittime dello sfruttamento sessuale minorile a fini commerciali.
Alice for Children in difesa dei diritti dei bambini
Alice for Children opera in Kenya da più di 15 anni nelle baraccopoli di Nairobi, uno dei luoghi più poveri del pianeta.
I bambini delle baraccopoli sono costretti a lavorare nella discarica di Dandora, a raccogliere rifiuti a mani nude per pochi centesimi al giorno.
Nelle nostre scuole nello slum più di 3000 bambini possono andare a scuola e avere un’istruzione.
Insieme ai nostri sostenitori, rispettiamo e difendiamo i diritti dei bambini dello slum, aiutandoli a costruirsi un futuro.