malaria in africa

Malaria in Africa, i numeri del fenomeno

Il 25 aprile non è soltanto la giornata della liberazione dal nazifascismo. È anche la giornata mondiale contro la malaria. Una ricorrenza istituita dalle Nazioni Unite nel 2007 per riportare l’attenzione su una malattia che per molti paesi del così detto “primo mondo” rappresenta un ricordo, ma che in molti altri paesi resta un problema molto grave. La malaria in Africa continua infatti a interessare milioni di persone e a mietere vittime.

Nel 2021, infatti, circa metà della popolazione mondiale era ancora a rischio.

Cos’è la malaria?

La malaria è una malattia potenzialmente mortale che viene trasmessa all’uomo da determinati tipo di zanzare. Proprio per questo motivo, è maggiormente diffusa nei paesi tropicali. Esistono tuttavia modi per prevenirla e curarla.
I sintomi possono variare molto, passando da una febbre leggera, con brividi e mal di testa, ma arrivando anche a convulsioni e difficoltà respiratorie.

Proprio per questo motivo, i bambini sotto i 5 anni, le donne in cinta e le persone sieropositive sono più a rischio di contrarre una forma grave di malaria e di avere sintomi così gravi.
La malaria può essere prevenuta riducendo il più possibile la possibilità di essere morsi dalle zanzare, tramite ad esempio delle zanzariere, e assumendo le corrette medicine.

La malaria nel mondo

A livello globale, i decessi per malaria si sono costantemente ridotti nel periodo 2000-2019, passando dai 736 mila del 2000 a 409 mila nel 2019. La percentuale di decessi totali per malaria tra i bambini di età inferiore ai 5 anni era dell’84% nel 2000 e del 67% nel 2019. Inoltre, nel mondo, il tasso di mortalità per malaria (cioè il numero di decessi per 100 mila abitanti in aree a rischio) si è ridotto da circa 25 nel 2000, a 12 nel 2015 e 10 nel 2019, con un significativo rallentamento del tasso di riduzione in questi ultimi anni.

La malaria in Africa

Circa il 95% dei decessi per malaria in tutto il mondo si concentra in 31 Paesi. Per quanto riguarda la malaria in Africa, 6 paesi africani, quali Nigeria (23%), Repubblica Democratica del Congo (11%), Repubblica Unita di Tanzania (5%), Mozambico (4%), Niger (4%) e Burkina Faso (4%), riportano da soli oltre il 50% di tutti i decessi per malaria registrati nel 2019.

Ci sono molte ragioni che spiegano il persistere della malaria in Africa. Tra questi, particolare attenzione va posta a:

Povertà: I paesi africani sono tra i più poveri al mondo. La malaria è di certo conseguenza della povertà, ma in un certo senso ne è anche la causa. La malattia rimarrà un problema per tutte quelle comunità africane, soprattutto nelle aree rurali, la cui condizione socio-economica è troppo deficitaria.

Mobilità: L’Africa sta attraversando una vera e propria esplosione a livello demografico. Sempre più che sono spesso costrette a spostarsi attraverso zone e paesi diversi, assiepandosi spesso nelle periferie delle grandi città dove mancano servizi e igiene. La mobilità umana è fortemente legata al diffondersi di malattie. La malaria non fa eccezione.

Resistenza delle zanzare: Una delle minacce più grandi all’effettiva eliminazione della malaria riguarda la sempre maggiore predisposizione delle zanzare a resistere a insetticidi.

Esiste un vaccino contro la malaria?

Nel 2019 è stato realizzato un vaccino, RTS,S/AS01. È l’unico vaccino esistente, approvato a ottobre 2021, dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS). Ad oggi, centinaia di migliaia di bambini nelle regioni del Kenya, Malawi e Ghana, fortemente colpite dalla malaria, stanno ricevendo il vaccino RTS,S che gli esperti sanitari celebrano come uno straordinario strumento nella lotta globale alla malattia.

Se implementato su larga scala, potrebbe salvare decine di migliaia di vite ogni anno.

Il vaccino somministrato a 800.000 bambini si è dimostrato efficace prevenendo il 40% dei casi di malaria e il 30% dei casi gravi.

Modelli matematici hanno previsto che con il 72% di copertura in zone con alta e media incidenza di malaria si possono ridurre tra i 200 a 700 morti ogni 100.000 bambini tra i 2 e 10 anni, mentre se si valutano i bambini con età inferiore a 5 anni le morti evitate variano dal 10 al 28%.

Condividi:

Facebook
Twitter
Pinterest
LinkedIn