La donna africana:

Per tradizione in Africa la famiglia, o più esattamente la comunità famigliare nota come “lignaggio”, svolge funzioni produttive e politiche, oltre che riproduttive, e i rapporti di parentela organizzano e determinano ogni aspetto dell’esistenza. Di conseguenze al capofamiglia sono affidate tutte le decisioni, comprese quelle relative al matrimonio, la futura residenza della coppia e la scelta dei coniugi stessi che ritengono più convenienti senza tenere conto della loro volontà. Nella zona costiera del Kenya è in uso un detto Swahili che illustra con chiarezza questo modo di intendere il matrimonio: “Piacersi, tra uomo e donna, è affar loro; sposarsi è affare delle loro famiglie”. Per questo motivo, sono incoraggiate le nozze tra cugini incrociati in modo tale da evitare unioni con persone di altre etnie. Inoltre, non manca la pratica della poliginia che consente e talvolta impone ai maschi di avere più di una moglie. Infatti l’uomo ha il dovere di sposare le vedove di un fratello o cugino, e dato che nella cultura africana procreare è considerato essenziale, in caso di sterilità l’uomo può sostituire la moglie e prenderne un’altra fertile.

In generale quindi, la donna viene considerata in rapporto al carico di lavoro ed alla capacità procreativa e viene riconosciuta a livello sociale solo dopo aver avuto il primo figlio, mentre solo dopo la menopausa acquista autorità all’interno della famiglia. La vita della donna può essere rappresentata da un quadrato in cui ad ogni vertice corrisponde una mansione svolta quali: occuparsi della casa, educazione figli, assistenza anziani e lavoro nei campi.

La situazione della donna in Kenya spesso è considerata più difficile rispetto ad altre nazioni africane. Infatti la nazione è frammentata in numerose tribù che ancora seguono una gerarchia sociale che discrimina completamente  la donna. Ad esempio, l’età media di una giovane sposa è di circa 13 anni che spesso viene unita a uomini con il triplo della sua età anagrafica che la tiene in condizioni di schiavitù detenendone i diritti di rappresentanza legale e di picchiarla per insegnarle il suo posto nella società. Tutte le donne quindi hanno un solo vero ostacolo: la mentalità dei loro uomini. Infatti, nonostante la legge garantisca il diritto alla proprietà privata e alla non discriminazione all’interno del nucleo familiare, nessuno uomo ha mostrato l’inclinazione a mettere le donne sul loro stesso livello, come dimostrato da Soipan Tuya, avvocato attivista per i diritti delle donne in Kenya.

L’emancipazione  femminile in Africa è dunque un cammino ancora in salita. Sebbene la tradizione per ora continui ad avere un peso considerevole sulla mentalità, negli ultimi anni si sono cominciati a vedere i primi segni più significativi di apertura alle donne nella sfera pubblica. Questi, però, sono ancora pochi, molto altro ancora deve essere fatto per quella che è l’invisibile spina dorsale del continente.

Giulia

Fonti:

http://www.svipop.org/dossierArticolo.php?idArt=29

http://www.svipop.org/dossierArchivio.php?idCat=10

http://www.italianitalianinelmondo.com/2010/notizie.php?id=695&s=4

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