Dopo settimane di intense proteste e durissimi scontri in tutto il Paese, è giunta una decisione drastica da parte del presidente Ruto.
Gli episodi recenti
A seguito dei primi giorni di proteste contro il disegno di legge finanziaria e della grandissima mobilitazione popolare che chiedeva il ritiro della proposta legislativa, erano circolate voci circa la disponibilità da parte del Governo di emendare il testo del Finance Bill 2024. Le richieste dei manifestanti, però, non si erano ammorbidite: lo slogan che continuava a circolare era Reject, not amend!
Il 27 giugno, parlando alla nazione, il presidente del Kenya William Ruto aveva quindi compiuto il primo passo indietro: oltre a dirsi disponibile al dialogo con la Gen Z – che ha svolto un ruolo fondamentale e primario nelle proteste avvenute nelle ultime settimane -, aveva dichiarato che non avrebbe firmato la proposta di legge finanziaria, che pure aveva ricevuto il sostegno della maggioranza parlamentare.
Le manifestazioni e gli scontri sono comunque proseguiti, tanto che il numero di persone uccise dalle forze dell’ordine durante gli scontri in tutto il Paese è salito a 39, mentre si contano almeno 360 feriti, secondo la Commissione Nazionale per i Diritti Umani in Kenya.
Il 7 luglio, in occasione del Saba Saba Day, migliaia di persone si sono riunite in un parco del centro di Nairobi per partecipare ad un concerto in memoria di tutte le vittime dei giorni precedenti. I partecipanti hanno continuato a chiedere giustizia per i morti e per tutte le decine di persone arbitrariamente arrestate o, addirittura, rapite da uomini armati e incappucciati, incaricati – a detta di attivisti e avvocati – dal Governo di Ruto per intimorire i manifestanti e dissolvere le proteste.
Il clima di instabilità e tensione sociale, oltre che di profonda rabbia nei confronti di un Governo che da tempo viene accusato di non fare realmente gli interessi del popolo keniota e di essere un “burattino dell’Occidente”, tuttavia non si è placato, tanto che #RutoMustGo è rimasto uno degli hashtag più virali nella discussione e nella protesta online di questi giorni.
Lo scioglimento del Governo
Si giunge quindi all’11 luglio, quando – constatata l’intransigenza delle posizioni dell’opinione pubblica – il presidente Ruto ha compiuto un passo ulteriore.
In una comunicazione ufficiale al Paese, ha dichiarato di aver sciolto il Governo, rimuovendo dal loro incarico con effetto immediato tutti i ministri (ad eccezione di quello degli esteri) e il Procuratore Generale, certificando il più grave momento di crisi della sua presidenza, iniziata nel settembre del 2022.
“Inizierò immediatamente un giro di consultazioni con i partiti politici e i membri della società civile, con l’obiettivo di formare un Governo che abbia un ampio sostegno e che dovrà occuparsi di adottare le misure urgenti e necessarie per far fronte alle questioni più pressanti per il Paese: il debito pubblico, il bilancio statale, la disoccupazione, lo spreco di risorse e denaro nel settore pubblico, la corruzione” ha dichiarato il presidente keniota.
Un segnale di speranza
Se il futuro del Kenya e dello stesso Ruto sembrano essere più incerti che mai, è invece innegabile l’inizio di una nuova fase, che vede le nuove generazioni assumere un ruolo da protagoniste.
Decine di migliaia di giovani sono scesi in piazza in tutto il Paese e si sono mostrati pronti a tutto – anche a morire, purtroppo – per difendere i propri diritti e giocare un ruolo attivo nella vita pubblica del Kenya.
In un momento storico di così grande instabilità e fragilità socio-economica ed istituzionale, le azioni intraprese dai componenti della Gen Z rappresentano, a nostro avviso, un segnale incoraggiante.
Tra i tanti obiettivi che Alice for Children quotidianamente persegue attraverso i progetti sviluppati in Kenya, infatti, rientra anche contribuire a formare nuove generazioni di cittadini che siano consapevoli dei propri diritti e dei propri doveri, capaci di agire nella società con coscienza e dinamismo e in grado di opporsi alle ingiustizie, spesso causate dalle azioni di Governi corrotti, inefficienti e autoritari.