orfanotrofio

La storia di Alice Village

  Alice Village è un luogo fiabesco. Un luogo incantato che si nasconde dietro un inconfondibile cancello azzurro tra le strade sterrate del quartiere di Utawala a Nairobi. Ed io non conosco persona che non sia rimasta ammaliata da questo posto. Alice Village è casa per i visitatori che vengono da lontano, è casa per chi vi soggiorna per un breve periodo e per chi vi soggiorna per molti mesi. Alice Village è casa per i suoi visitatori perché i bambini che lo animano sono la più bella accoglienza che un ospite possa desiderare. I bambini inizialmente ti scrutano da lontano, ma non c’è la minima diffidenza. È poi la loro insaziabile curiosità a portarli da te. Ed inizia una relazione coinvolgente e magica, un rapporto di conoscenza reciproca dove si dà tanto e si riceve tantissimo. I loro occhi ed i loro sorrisi restano per sempre impressi nella mente, il loro affetto resta per sempre impresso nel cuore e le loro storie restano per sempre impresse nell’anima.

Alice Village: il Kenya in miniatura

Alice Village è però casa, l’unica casa, anche per i bambini che lì vi soggiornano, per mesi o anni. Sono tanti, circa 70. Ci sono bambini e bambine, ragazzi e ragazze, dai 3 ai 18 anni. Alice Village è un Kenya in miniatura. Vi abitano bambini provenienti da ogni area del Paese, dalle baraccopoli di Nairobi dove operiamo fino alle piccole comunità disperse nelle zone rurali, e di differente origine tribale, dai kikuyu ai luhya, dai luo ai maasai. Ciò che li accomuna è un passato tragico e la loro fragilità, spesso nascosta. Alcuni dei bambini sono stati abbandonati, altri hanno sofferto della negligenza dei loro familiari, altri ancora hanno subito violenze fisiche. Tutti stanno affrontando le conseguenze di traumi psicologici profondi. Insomma, sono bambini che ne hanno viste e vissute troppe. Ad Alice Village trovano un luogo sicuro, delle attenzioni, un’educazione e dei pasti caldi, cose che per loro non sono mai state scontate. Trovano finalmente un luogo di pace in una vita d’inferno. E poi riscoprono la spensieratezza che avevano perduto, nelle corse tra i prati del villaggio, nel gioco con i loro amici e con i volontari, nelle lezioni di musica e di danza, nelle favole lette nella playroom prima di andare a dormire, nei film del venerdì sera, nei chapati cucinati il sabato, nella partita di calcio la domenica, nelle torte preparate dagli studenti di Alice Italian Food Academy per le feste di compleanno l’ultimo weekend del mese. Io poi spero che un po’ di amore, di cui i bambini hanno tanto bisogno, lo possano trovare anche nell’abbraccio della buona notte che mi regalano ogni sera prima di andare a dormire: forte, cercato e ricambiato. Sicuramente il mio momento preferito ad Alice Village. La speranza (e l’obiettivo per quelli che come me lavorano con e per questi bambini) è quella che la fiaba del loro soggiorno ad Alice Village, come ogni altra fiaba d’altronde, si concluda con un lieto fine. L’inizio di un futuro migliore per ciascuno di loro.

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