violenza domestica in Kenya

La violenza domestica in Kenya

Un tema che vogliamo affrontare è quello della violenza domestica in Kenya, ovvero quella che si consuma all’interno dell’ambiente domestico.

La nostra idea di casa è normalmente associata ad un luogo dove rifugiarci e sentirci al sicuro, protetti da agenti esterni a noi avversi- La casa dovrebbe essere un nido. Tuttavia, così non è per tutti: molte donne sono soggette allo spettro della violenza domestica. Oggi, in questo spazio, vogliamo trattare di questo male che affligge la dimensione africana, precisamente la società kenyana, ma non possiamo non ricordare che troppo spesso, ogni giorno, questo cancro attanaglia il nostro paese e le nazioni sedicenti sviluppate e democratiche. 

Che cosa significa violenza domestica?

Per violenza domestica si intende quel complesso di maltrattamenti che un soggetto subisce all’interno della propria abitazione per mano di un famigliare o di un convivente, nella maggioranza dei casi un compagno, il coniuge o una figura intima. Questi abusi possono assumere diverse forme, manifestandosi in modo palese attraverso le percosse e le violenze fisiche, ma anche in maniera più sottile e subdola, nella forma della tortura psicologica e nella coercizione sessuale.

I dati dell’Organizzazione mondiale della sanità parlano chiaro: le donne sono le vittime principali di questi soprusi. In tutto il mondo oltre il 30% delle donne con un partner di età pari o superiore a 15 anni ha subito violenza fisica o sessuale da parte del partner, ma andiamo a vedere qual è la situazione in Kenya e in Africa e quali sono le forme di protezione disposte dal diritto internazionale e le seguenti strategie per arginare questo problema. 

Il Kenya e la violenza domestica

La violenza domestica in Kenya colpisce prevalentemente le donne, mantenendosi in linea con le statistiche mondiali che le ritraggono come le prime vittime, e sembra che oltre il 40% delle donne sposate in questo paese sia stato vittima di violenze domestiche o abusi sessuali

Fattori come i bassi livelli di istruzione, religione e status socioeconomico sono tutti rilevanti quando si esaminano le cause della violenza domestica in Kenya. La coercizione sessuale è una realtà, e frequenti sono i casi evidenti di stupro. Le donne incinte hanno maggiori probabilità di essere vittime di abusi domestici perché hanno una relazione con un partner e sono spesso economicamente e socialmente vulnerabili. Questo le espone a un rischio maggiore di violenza domestica.  Molte volte una gravidanza indesiderata è ragione delle ire di un marito o di un compagno, che attribuisce la colpa di questo alla donna, portandolo ad atti violenti e a perpetrare ulteriori abusi sulla partner.

Ad assecondare le intemperanze degli uomini e a determinare la sostanziale accettazione degli abusi domestici contribuisce l’assetto patriarcale, con la conseguente attribuzione di ruoli di genere ben definiti all’interno della società keniota. La violenza domestica è fonte di effetti devastanti sulla salute fisica e mentale delle sue vittime; questi possono includere aborti e complicazioni della gravidanza, ipertensione, lesioni fisiche e stress, decessi. Ma anche convivere ogni giorno con l’ansia di scatenare una reazione violenta e sentirsi sotto costante minaccia. Inoltre, i dati dicono che le vittime di violenza domestica hanno maggiori probabilità di contrarre l’HIV/AIDS e altre malattie sessualmente trasmissibili.

Secondo i dati sul gender gap, il divario fra uomo e donna all’interno di una società, il Kenya si posiziona molto male, ampiamente al di sotto della metà della classifica a livello globale.

Il Covid-19 e la violenza domestica in Kenya

La pandemia di COVID-19, e le conseguenti misure contenitive, hanno avuto un impatto pesantissimo sulla vita domestica in Kenya. Come in numerosissimi paesi del mondo, anche nello stato dell’Africa orientale la popolazione è stata sollecitata a trascorrere il maggior tempo possibile entro le mura di casa per scongiurare il contagio. Reuters afferma che non ci sono statistiche ufficiali sul numero di casi di violenza contro donne e ragazze in Kenya, ma le chiamate alle linee di assistenza sono aumentate di oltre 10 volte da quando sono state imposte le misure di blocco alla fine di marzo 2020.

Il primo ministro Uhuru Kenyatta si è detto molto preoccupato per l’aumento dei casi di violenza domestica, di malattia mentale e di gravidanze in età adolescenziale. Il premier ha ordinato un’indagine sulle crescenti denunce di violenza contro donne e ragazze, tra cui stupro, violenza domestica, mutilazione genitale femminile (MGF) e matrimonio minorile. Le risposte alla violenza domestica in Kenya includono programmi messi in atto dalle organizzazioni sociali, governative e non, ma spesso la difficoltà è data dalla sottovalutazione della violenza domestica per molte ragioni, tra cui vergogna, barriere finanziarie, mancanza di consapevolezza, accesso ai servizi e sfiducia nei confronti degli operatori sanitari.

Secondo Human Rights Watch, il governo dovrebbe affrontare con urgenza questo enorme problema, soprattutto nel mezzo della crisi pandemica. Le sue campagne di sensibilizzazione pubblica dovrebbero evidenziare i  rischi e fornire informazioni dettagliate su come le vittime, comprese quelle infette da COVID-19, possano accedere ai servizi. Dovrebbe considerare essenziali i servizi per le donne che subiscono violenza, garantire che questi servizi dispongano delle risorse di cui hanno bisogno e rendere disponibili alloggi alternativi quando gli attuali ricoveri limitati sono pieni.

Nelle baraccopoli di Nairobi in cui operiamo la situazione è notevolmente aggravata dalla povertà incredibile in cui vivono milioni di abitanti.
Per questo motivo occorre lavorare per aiutare le famiglie in un momento di grande difficoltà come quello imposto dal virus e dai lockdown successivi.
Allo stesso è necessario porsi a difesa delle donne dello slum, offrire loro protezione dalla violenza domestica ed un’occasione di riscatto personale e sociale. Questo è quello che facciamo ogni giorno nei nostri progetti e grazie ai nostri sostenitori.

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