tradizioni Masai

Le tradizioni Masi sono ricche e tutte da scoprire. I Masai abitano in Kenya e Tanzania, più precisamente una vasta area tra il Kilimangiaro a sud, il Lago Vittoria a ovest e il Lago Naivasha a nord, ma li troviamo anche nel sud della Tanzania nell’area tra il Lago Tanganika e il grande fiume Ruaha. L’origine della popolazione masai è inevitabilmente avvolta dal mistero e ammantata da un’aurea mitica.

Il corpus orale di tradizioni masai fa risalire la nascita di questo popolo come gruppo organizzato al progenitore Mamasinta che ‘risalì il grande burrone’, molto probabilmente una metafora per descrivere la migrazione di massa verso la Tanzania avvenuta, secondo le fonti archeologiche disponibili, attorno al XVI secolo. 

Le tradizioni Masai: la religione

Questa popolazione di pastori originariamente semi nomadi, ma ormai sedentari, venerano una figura divina chiamata Enkai, un dio che si rivela in diverse forme e colori a seconda del proprio umore, rosso se è arrabbiato e  nero se è calmo. Il dio supremo del monoteismo diffuso fra i masai assume diversi nomi fra i differenti gruppi etnici (Ngai, Enkai, En-kai, Engai, Eng-ai, Mweai, Mwiai) e ad esso vengono associate storie e caratteristiche diverse: i kikuyu raccontano che viva sulla montagna sacra Kirinyaga (il Monte Kenya) e i Kamba che viva come un eremita in un posto sconosciuto ai più.

Secondo le tradizioni Masai, le meteore sarebbero degli occhi della divinità lanciati per vedere da vicino gli uomini. Nel sistema religioso Masai, un ruolo di primo piano è quello interpretato dallo sciamano, il Laibon. Si tratta del leader spirituale delle singole comunità, in grado di far da tramite tra Dio e gli essere umani. Il Laibon è considerato un profeta, a volte un guaritore, e viene interpellato dagli anziani del villaggio, che hanno un potere assoluto su tutti gli affari che riguardano la comunità Masai, per dare il suo giudizio e suoi consigli su aspetti non prettamente spirituali.

Le tradizioni Masai: i gruppi di età

L’organizzazione sociale Masai considera fondamentale la distinzione dei membri del gruppo in classi di età, corrispondenti a tre fasi della vita dell’individuo: l’infanzia, il guerriero e l’anziano.  La vita di un Masai maschio è scandita da rituali di passaggio da una fase all’altra, caratterizzato dalla rasatura dei capelli, simbolo di un nuovo inizio nella vita dell’individuo.

Nella fase dell’infanzia, i bambini hanno il compito di sorvegliare le mandrie nella savana, mentre le bambine hanno il compito di portare l’acqua, pulire la casa e aiutare in cucina. Il rito di passaggio alla fase del guerriero o moran è caratterizzato dalla circoncisione (emorata), nei mesi successivi necessari alla guarigione, dovranno vestirsi con una veste nera di pelle di capra e disegnarsi il volto con della terra bianca, segni entrambi dell’iniziazione, vivranno in una casa speciale senza recinzioni spinose, chiamata manyatta, essendo giovani guerrieri non avranno bisogni di difese, anzi staranno nella foresta per mesi per dimostrare di cavarsela da soli, impareranno ad usare la lancia per cacciare e per difendersi.

La circoncisione segna il passaggio all’età adulta e dopo saranno pronti a sposarsi. Durante la cerimonia della “maggiore età”, chiamata eunoto, il precedente gruppo di guerrieri farà il passaggio nel gruppo degli anziani. I giovani guerrieri eseguiranno danze di guerre per dimostrare forza e abilità, all’alba si nasconderanno della foresta e dipingeranno i loro corpi con il gesso. Poi torneranno al villaggio, dove verranno accolti dalle madri, che si preoccuperanno di tagliere loro i capelli.

Il matrimonio e le donne nelle tradizioni Masai

All’interno della società masai, è l’uomo l’unità fondamentale. Quando si celebra un matrimonio, lo sposo come segno di forza deve donare alla futura sposa un leone, ucciso con la propria lancia. Il matrimonio è combinato dalle famiglie degli sposi, e la donna viene comprata in cambio di mucche in base alla sua bellezza.

La festa di matrimonio può durare giorni e notti intere, si balla e si danza, la cerimonia termina quando la sposa si trasferisce nella casa dello sposo. Il padre della sposa per benedirla, gli sputerà un sorso di latte sul collo e l’avverte di non voltarsi, altrimenti diventerà pietra. La sposa giunta presso la famiglia del marito, verrà accolta con dello sterco e insultata, con lo scopo di mettere alla prova le spose sin da subito di fronte all’avversità della vita. Le spose sono giovanissime, dopo la prima mestruazione si possono già sposare, mentre gli uomini si sposano dopo i trent’anni, perché devono accumulare ricchezze per contrarre il matrimonio. 

Una pratica profondamente radicata nelle tradizioni Masai, che segna il passaggio dall’infanzia all’età adulta, è la pratica della mutilazione genitale nelle giovani donne, molto dolorosa e che può portare perfino alla morte. 

Alice for Children e le tradizioni Masai

Molte sono le azioni intraprese per cambiare il futuro delle donne masai, sia da parte di associazioni internazionali che da gruppi Masai, proponendo riti alternativi che da una parte garantiscano il rispetto dei valori fondanti della comunità Masai, ma che nello stesso tempo non violino i diritti umani. E allo stesso affinché le bambine che iniziano ad avere le mestruazioni non siano più costrette a sposarsi.

L’istruzione è l’arma migliore per contrastare le mutilazioni genitali femminili e per rendere le ragazze consapevoli dei diritti di cui godono e delle conseguenze gravissime e i rischi che tali pratiche portano con sé: morte per dissanguamento, facilitare la trasmissione di malattie come l’HIV,  riduzione del piacere sessuale, complicazioni durante il parto.

Per queste ragioni, Alice for Children prende parte a questo percorso di assistenza delle donne masai attraverso l’educazione sessuale e dei diritti alla salute. Abbiamo avviato nel 2013 il progetto Alice Kilimanjaro presso una scuola che ospita alcune bambine Masai alle falde del Kilimanjaro.

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