demografia africana

La demografia africana in movimento

È necessario parlare di demografia africana.
Sappiamo che la popolazione della terra, di oltre sette miliardi, sta invecchiando. Non solo le economie occidentali più sviluppate mostrano questo trend, ma anche la Cina deve fare i conti con un irreversibile processo di innalzamento dell’età media a fronte di un abbassamento del numero delle nascite.

L’Africa, invece, è un continente in ebollizione, protagonista di una fortissima crescita demografica che, se non controllata e sommata all’instabilità politica ed economica, non potrà garantire grandi prospettive di vita per i suoi abitanti. Tuttavia, secondo gli analisti, il continente è destinato a vivere una transizione demografica che determinerà un rallentamento della crescita della sua popolazione, l’abbassamento della fertilità, un innalzamento della speranza di vita e un calo della mortalità infantile.

La demografia in Africa

Secondo la teoria economica-demografica della “transizione demografica”, ogni popolazione umana tende a transitare da una situazione iniziale caratterizzata da elevata mortalità e alta fecondità a una contraddistinta da scarsa mortalità e bassa fecondità. Il passaggio dalla prima alla seconda avviene con un’iniziale riduzione del livello di mortalità, cui fa seguito un consistente aumento del tasso di crescita demografica, che si attesterà presto intorno allo zero grazie a una riduzione del livello di fecondità, completando così il percorso della transizione demografica.

L’Africa occupa ancora il primo stadio demografico, ma secondo le stime si dirige con velocità verso le fasi demografiche successive.

I numeri della demografia africana

Oggi, la popolazione del continente africano ammonta a quasi un miliardo e quattrocento mila abitanti, con prospettive di crescita fino a due miliardi e cinquecento entro il 2050. La popolazione in età lavorativa dell’Africa sub-sahariana crescerà di oltre il 200% entro il 2050.

Nell’Africa subsahariana, i tassi di fertilità (numero di figli per donna durante la sua vita) sono diminuiti costantemente fino a raggiungere i 4,6 nel 2020 contro i 6,3 nel 1990. Secondo le recenti proiezioni delle Nazioni Unite, la fertilità nella regione continuerà a diminuire ed entro il 2050 alcuni paesi raggiungeranno livelli prossimi al tasso di sostituzione naturale (2,1 nascite per donna). In confronto, i tassi di fertilità medi nel sud-est asiatico e in AmericaLatina dovrebbero essere intorno a 1,85 entro il 2050 (rispetto a 2,2 nel 2020).

L’unica regione al mondo che dovrebbe avere tassi di fertilità superiori al tasso di sostituzione naturale è il Medio Oriente e il Nord Africa (Mena), previsti a 2,5 nel 2050. Il tasso di fertilità medio nelle economie a reddito elevato è attualmente intorno a 1,6 e si prevede che non cambi significativamente. In Africa subsahariana, tuttavia, la situazione non è uniforme.

I tassi di fertilità sono in forte calo in Sudafrica, Kenya ed Etiopia, mentre in altri Paesi, a partire dalla Nigeria, rimangono superiori a 5. Secondo le proiezioni delle Nazioni Unite, la Nigeria dovrebbe raggiungere una popolazione di oltre 540 milioni entro il 2050 (rispetto a 206 milioni nel 2020).

La complessa transizione della demografia africana

Il problema della demografia africana è dunque rappresentato dalla sovrappopolazione e dalle precarie condizioni di vita del continente. Il dato dell’incremento demografico africano è aggravato dall’alta mortalità infantile e dalla bassa aspettativa di vita che oscilla tra i cinquantaquattro e i cinquantotto anni. In queste condizioni, tra guerre, basso livello d’istruzione, corruzione, povertà e malgoverno, è davvero difficile che l’Africa possa affrancarsi da questo stallo per sfruttare le immense risorse potenziali che possiede.

Per moltissimi, l’alternativa resta quindi quella di migrare verso nord, verso il continente europeo, bisognoso di sopperire alla sua lenta e quasi nulla crescita demografica: la condizione di ‘malessere demografico’. A differenza dall’esperienza africana, in India e Cina, dove la popolazione cresce ed è cresciuta esponenzialmente, i governi hanno investito nell’industrializzazione del paese.

La differenza sostanziale fra questi paesi e quelli africani è quello di essere degli stati-nazione con governi funzionanti e stabili, e con la disponibilità di poter attuare politiche economiche e demografiche, in alcuni casi anche repressive e autoritarie: si pensi alla politica del figlio unico in Cina e alla campagna di sterilizzazione femminile in India promossa da Indira Gandhi. 

L’Africa di oggi sta assistendo all’abbassamento della mortalità infantile ma la fecondità rimane molto alta, contribuendo a far cadere il continente nella cosiddetta trappola malthusiana: la stagnazione economica determinata dall’impossibilità di adattare i livelli produttivi alla crescita demografica. 

Demografia africana: cosa fare?

Per spezzare la trappola malthusiana in cui si trovano gran parte dei paesi dell’Africa subsahariana sono necessarie politiche economiche e sociali orientate alla qualificazione della forza lavoro e all’educazione sessuale della popolazione, altrimenti l’unica via di fuga per una fetta sempre più ampia di giovani condannati alla disoccupazione rimarrà quella dell’emigrazione. 

AlIce for Children opera in Kenya, nelle baraccopoli di Nairobi, da quindici anni e per questo conosce bene i problemi del sovrappopolamento. Lavoriamo a stretto contatto con molte donne e molte bambine e una componente fondamentale dei nostri progetti presso le baraccopoli di Korogocho e Dandora prevede proprio la promozione di un’educazione sessuale e il family planning. Questi sono solo due degli  strumenti per contenere la crescita demografica africana e di conseguenza la povertà che affligge milioni di persone.

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