discarica di Agbogbloshie

La discarica di Agbogbloshie

L’80% dei prodotti elettronici che arrivano in Africa provengono dal Vecchio Continente.  Le destinazioni africane predilette dai rifiuti europei sono i Paesi della costa occidentale, in particolar modo il Senegal, la Nigeria, il Gambia, il Togo, la Sierra Leone, ma soprattutto il Ghana dove, alla periferia di Accra, c’è la più grande discarica di rifiuti elettronici al mondo: la discarica di Agbogbloshie. Questa è ‘popolata‘ per l’85 % da rifiuti di provenienza europea, tanto che sI potrebbe dire che la discarica di Agbogbloshie sia il cimitero delle merci dell’Occidente, oppure il luogo dove queste tornano in vita e assumono un nuovo scopo. 

La discarica di Agbogbloshie in Ghana

Il Ghana è considerato il cimitero dell’E-Waste, perché qui arrivano tonnellate di dispositivi elettronici altamente tecnologici (smartphone, tablet, smartwatch…) provenienti dall’Europa, che spesso abbiamo buttato per sostituirli con modelli nuovi e più performanti, senza un valido motivo, se non il consumo di prodotti nuovi, più potenti e costosi.

La discarica di Agbogbloshie è la più grande di tutta l’Africa, e forse del Mondo, il centro nevralgico della vita di migliaia di persone il cui lavoro consiste nel recuperare e rivendere i rifiuti prodotti in luoghi molto distanti, e si trova in Ghana. Frutto di importazione legale o illegale, il materiale accumulato è oggetto di intenso sfruttamento da parte della popolazione locale, impegnata nel riciclaggio di metalli, come il rame.

La discarica di Agbogbloshie è un vasto agglomerato urbano situato sulle sponde della Korle Lagoon, nella zona ovest della città. Gli abitanti dell’area sono circa 40.000, in gran parte provenienti da aree rurali del paese. A causa delle difficili condizioni di vita e della criminalità dilagante, l’area è soprannominata Sodoma e Gomorra. 

L’impatto ambientale e umano della discarica di Agbogbloshie

Secondo alcuni studi, in Italia e in Europa è minima la parte dei rifiuti elettronici ed elettrici, i RAEE, che passano attraverso l’iter di smaltimento in loco o vengono riciclati; la maggior parte finisce nelle discariche oltremare o viene rivenduto come prodotti di seconda mano nei Paesi africani. In Italia, infatti, oltre sei elettrodomestici su dieci non sono smaltiti correttamente, e prendono la via dell’imbarco illegale, meno dispendioso in termini economici, verso Paesi stranieri anziché seguire l’iter canonico.

Nel continente africano ammonta a circa 40 milioni di unità all’anno il volume di prodotti che diventano spazzatura e costituiscono una minoranza le merci che vengono riciclate, circa il 14%. L’attività di riciclaggio di tali rifiuti comporta tuttavia problemi di impatto ambientale, dal momento che le persone che attingono alla discarica estraggono i metalli dando fuoco ai pezzi abbandonati per eliminarne le parti in plastica. Ne risulta un notevole inquinamento dell’ambiente dovuto ai fumi liberati dai roghi.

La situazione è resa ancora peggiore dal fatto che i terreni che circondano la discarica sono utilizzati come insediamenti abitativi e per il pascolo del bestiame di allevamento.  Il riciclaggio di questi prodotti elettronici porta la società ghanese ad avere apparecchi che, altrimenti, non potrebbero permettersi. Ma passa tutto attraverso il mercato nero.

Lo stesso mercato che riesce a riutilizzare una minima parte di questi materiali. Il resto dà lavoro alle braccia ghanesi, che smantellano, pesano, e rivendono i pezzi ricavati. Per estrarre il rame, i cavi devono essere bruciati. I rifiuti serpeggiano tra le strade. A fianco, uno degli slum più inquinati al mondo. Ne conseguono malattie respiratorie, tumori in età infantile, e una mortalità non tanto sorprendentemente elevata.

Le discariche in Kenya

Parlando della discarica di Agbogbloshie, che quotidianamente impiega circa 70 mila persone, viene naturale pensare alle analogie con le discariche di Nairobi, luoghi infernali dove la vita di migliaia di bambini si consuma ogni giorno fra i rifiuti. Anche in Kenya si accumulano tonnellate di rifiuti, molti dei quali di provenienza europea, e proprio in mezzo alla spazzatura intorno alle baraccopoli di Dandora e Korogocho si svolge la vita di migliaia di bambini e bambine. Bambini e bambine costretti ogni giorno a lavorare nella discarica di Dandora, a raccogliere rifiuti pericolosi(spesso ospedalieri) a mani nude per pochi centesimi al giorno.

Alice for Children opera proprio qui, a sostegno di bambini e bambine che grazie alle nostre scuole possono ricevere istruzione, sostegno alimentare e cure mediche. E possono costruirsi un futuro lontano dalla discarica e dalle baraccopoli.

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