bambini soldati

I bambini soldati sono un fenomeno ancora diffuso

Secondo il rapporto dell’importante istituto di ricerca PRIO (Peace Research Institute Oslo), i bambini che vivono a meno di 50 km da una zona di conflitto nel mondo sono circa 426 milioni. Spesso vengono coinvolti direttamente all’interno di questi scenari, soprattutto a scopo militare o per sfruttamento sessuale. 

L’Africa è considerata l’epicentro di questo fenomeno. Nella repubblica democratica del Congo dal 2015 sono stati arruolati quasi 8000 bambini soldati, di cui il 40% bambine. Nel conflitto armato in corso nel Nord-Est della Nigeria, sono stati reclutati più di 3500 bambini e altri sono stati mutilati e uccisi.

In Sudan almeno 500 bambini prestano servizio su entrambi i fronti di una guerra civile che dura da decenni. Nel conflitto in Liberia sono stati utilizzati 20 mila bambini; sono stati anche trovati dei bambini soldati di 5 anni.

Le scuole sono state infatti chiuse ed essendo un luogo non solo di formazione ma anche di protezione dai reclutamenti, i bambini sono stati esposti ad un possibile utilizzo da parte dei gruppi armati

Quando si parla dei bambini reclutati nei conflitti armati, non bisogna pensare solamente alla questione dei bambini soldato. Tra le altre violazioni ci sono anche l’uccisione, il ferimento, forme di violenza sessuale, il rapimento, gli attacchi contro le scuole e le strutture sanitarie, e in alcuni casi anche la negazione dell’accesso umanitario. 

Tutte queste violazioni colpiscono i minori allo stesso modo, ma bisogna tenere conto della grande vulnerabilità delle bambine. La reintegrazione sociale per le bambine è più delicata, soprattutto nelle società patriarcali dove ci sono delle caratteristiche sociali che inducono a vedere le donne che hanno subito violenza non come vittime ma come persone sporche, e non più idonee a fare parte della società. Per questo è necessaria una particolare sensibilizzazione riguardo a questi problemi. 

L’arruolamento: l’infanzia persa dei bambini soldati

Le modalità di reclutamento variano da conflitto a conflitto.

Il rapimento dei bambini, allo scopo di arruolarli, è diffuso, a gradi diversi, in quasi tutte le guerre africane.

L’iniziazione alla vita militare può prevedere riti molto cruenti: in alcuni casi, per esempio, le nuove reclute sono indotte a uccidere o torturare un membro della propria famiglia o della propria comunità e i bambini soldati vengono così trasformati in macchine da guerra. La guerra rischia in questo modo di diventare il suo unico destino dal momento che la distruzione dei legami affettivi e sociali potrà impedirgli di tornare alla vita civile.

Ma non sempre il reclutamento avviene in modi così violenti. Molti bambini-soldato si arruolano di propria iniziativa. È evidente, che in un contesto del genere la differenza fra arruolamento forzato e arruolamento volontario tende ad assottigliarsi, se non addirittura a perdere di senso: il crollo dello stato e delle istituzioni scolastiche, la violenza diffusa e la povertà estrema in cui versa buona parte delle famiglie, fanno sì che per molti bambini vi siano scarse alternative al “mestiere” di soldato. 

La milizia, infatti, rappresenta spesso un approdo sicuro;una comunità dove il bambino può trovare protezione e qualcosa con cui sfamarsi. Inoltre, molti bambini sono attratti dalla possibilità di partecipare ai saccheggi e procurarsi così quei beni a cui hanno accesso solo coloro che impugnano un’arma.

UNETCHAC: come nasce e quali sono i suoi obiettivi?

L’UNETCHAC è un network che nasce a novembre 2020. Nato con anche il supporto del ministero degli affari esteri italiano e l’Ufficio del Rappresentante Speciale del Segretario generale delle Nazioni Unite che contribuisce a creare sinergie, l’Universities Network for Children in Armed Conflict, ha lo scopo di promuovere le attività di ricerca e analisi sul tema. 

Si propone di promuovere attività di analisi e ricerca al fine di rafforzare la protezione sociale e legale dei bambini e delle bambine coinvolti in conflitti armati. La Rete fornirà inoltre attività volte ad aumentare la consapevolezza del fenomeno dilagante delle conseguenze per i bambini coinvolti in un conflitto armato sia quando ne sono vittime dirette sia quando sono colpiti indirettamente da violazioni alle loro famiglie e comunità. 

Più di 40 Università e Centri di Ricerca di diversi paesi di Europa, Medio Oriente, Africa, Nord America e America Latina hanno già aderito al Network, e altri aderiranno.

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