febbre di lassa

Cos’è la febbre di Lassa?

La febbre di Lassa appartiene alla stessa famiglia dei virus Ebola e Marburg, ma è molto meno mortale. Il suo nome deriva proprio dalla città di Lassa, nel nord della Nigeria, dove è stata identificata per la prima volta nel 1969.

Il virus è trasmesso all’uomo dal contatto con alimenti o oggetti domestici contaminati da feci o urina di roditori, e può essere anche trasmesso attraverso il contatto con una persona infetta mediante fluidi corporei ed escrezioni: sangue, urina, saliva, sperma, vomito, feci.

Secondo i Centri statunitensi per il controllo e la prevenzione delle malattie (CDC), il numero di infezioni da febbre di Lassa in Africa occidentale è compreso ogni anno tra 100mila e 300mila, con circa 5mila decessi. L’anno scorso la malattia ha ucciso oltre 160 persone in Nigeria.

Sempre secondo le stime del CDC, in alcune aree della Sierra Leone e della Liberia il 10-16% delle persone ricoverate negli ospedali ogni anno ha la febbre di Lassa, a dimostrazione del grave impatto che la malattia ha sulla regione. Il numero di casi sale di solito a gennaio a causa delle condizioni meteorologiche durante la stagione secca.

Dal contatto con il virus possono trascorrere dai 6 ai 21 giorni perché i sintomi possano comparire, anche se questi sono abbastanza generici, e possono passare inosservati: mal di gola, dolori muscolari, vomito, diarrea. Più tardi si manifestano gonfiori del viso, liquido nei polmoni e perdite di sangue da naso, bocca, vagina, nel tratto intestinale, convulsioni, tremori, perdita dell’udito, fino al coma nella fase finale.

Al 22 gennaio, la Nigeria aveva registrato 244 nuovi casi confermati di febbre di Lassa, con un totale di 37 decessi e un tasso di mortalità del 15,1%, secondo il Centro di controllo, il bilancio delle vittime della febbre di Lassa in Nigeria ha raggiunto almeno 189 casi da 1.067 casi confermati in 27 Stati del Paese alla fine del 2022, nonostante l’intensificazione delle misure del governo per ridurre le infezioni.

Nel mese di febbraio, solo nello Stato nigeriano di Edo, i decessi registrati per febbre di Lassa sono saliti a 13, mentre i casi confermati sono saliti a 115 dallo scoppio dell’epidemia nello Stato riportano i media locali.

Pur rilevando che lo Stato è adeguatamente preparato ed attrezzato per gestire i casi segnalati di febbre di Lassa il commissario ha incaricato le persone che manifestano sintomi come forte mal di testa, vomito e febbre alta di correre al più vicino centro sanitario per ricevere le cure.

Le misure da adottare in questi casi sono la collocazione del cibo in contenitori a prova di roditore, la pulizia della casa e dell’ambiente circostante, in generale tentare di ridurre le popolazioni di roditori e il contatto con i loro escrementi o urina.

La stretta aderenza alle precauzioni standard di prevenzione e controllo delle infezioni è obbligatoria per la prevenzione della diffusione dell’infezione umana negli ambienti sanitari, in particolare quando si trattano pazienti con febbre di origine indeterminata e sospette febbri emorragiche virali nelle aree endemiche. Tali misure includono l’igiene di base delle mani, l’igiene respiratoria, l’uso di dispositivi di protezione individuale e pratiche di iniezione sicure.

Attualmente non esistono vaccini efficaci per la febbre di Lassa, ma ce ne sono diversi fase di sviluppo, tra cui LASSARAB e un LASV ricombinante inattivato. Il vaccino ricombinante contro il virus della stomatite vescicolare (VSV) che esprime la glicoproteina LASV (VSV-LASV-GPC) è tra i principali candidati sviluppati finora ed è destinato a uno sviluppo accelerato da parte della Fondazione “The Coalition for Epidemic Preparedness Innovations” che sta supportando lo sviluppo di candidati al vaccino Lassa.

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