Elezioni Egitto 2023

Le elezioni di fine anno in Egitto e Repubblica Democratica del Congo

Il 2023 si chiude con le elezioni presidenziali in due Paesi chiave del continente africano

Egitto: la riconferma di Al-Sisi

Tra il 10 e l’11 dicembre l’Egitto, che con oltre 110 milioni di abitanti è il Paese più popoloso del mondo arabo, ha affrontato le elezioni per scegliere il Presidente della Repubblica. Le elezioni si sono svolte mentre lo Stato attraversa una delle crisi economiche più gravi della sua storia, per via dell’estrema debolezza della sterlina egiziana e dell’aumento dell’inflazione, e si trova a fare i conti con l’estrema vicinanza del conflitto tra Israele e Hamas a Gaza.

Il presidente uscente Abdel Fattah Al-Sisi, in carica dal 2014, è stato riconfermato per un terzo mandato alla guida del Paese con l’89.6% dei voti. Per mezzo della riforma costituzionale del 2019 i poteri presidenziali erano stati ampliati e la durata del mandato estesa da quattro a sei anni. Al-Sisi resterà dunque in carica fino al 2029.

La sua rielezione, in realtà, non è mai stata in discussione. Nessuno dei tre candidati che hanno sfidato Al-Sisi (Farid Zahran, capo del Partito socialdemocratico egiziano; Abdel Sanad Yamama, capo del partito Al-Wafd, e Hazem Omar, capo del Partito popolare repubblicano), infatti, disponeva di una solida base elettorale, di una campagna elettorale definita, né di una presenza mediatica in grado di contestare la figura del presidente.

Se il risultato elettorale non stupisce, lo stesso vale per il tasso di affluenza – che ha raggiunto il massimo storico del 66,8% – soprattutto se si considera che i negozianti del Paese sono stati minacciati e obbligati ad esporre manifesti elettorali a sostegno di Al-Sisi, migliaia di elettori sono stati condotti forzatamente al seggio per dichiarare pubblicamente il loro sostegno al presidente e altri pagati per esprimere la preferenza al candidato di punta.

Repubblica Democratica del Congo: Tshisekedi e la sfida dell’opposizione

Per quanto riguarda la Repubblica Democratica del Congo, parliamo del secondo Paese africano per estensione, popolato da oltre 100 milioni di persone, leader mondiale della produzione di cobalto e coltan (columbite-tantalite), materie prime essenziali per l’industria tecnologica e la transizione ecologica. A completare il quadro, decenni di sanguinosi conflitti interni sorti per lo sfruttamento delle risorse naturali, che hanno causato milioni di morti e di sfollati.

Il principale candidato era Felix Tshisekedi, presidente uscente dopo un primo mandato quinquennale. Nelle elezioni del 2019 era stato eletto con il 38,5% delle preferenze a seguito di elezioni molto contestate, tanto che gli osservatori internazionali avevano definito scorretto l’esito del voto. A sfidarlo, oltre venti candidati dell’opposizione.

Già a partire dal 20 dicembre, data scelta per lo svolgimento del voto, erano iniziati i problemi: numerose stazioni di voto aperte in ritardo o non aperte affatto, materiali mancanti e schede elettorali illeggibili sono solo alcune delle difficoltà che gli elettori hanno incontrato e costretto la CENI (Commissione Elettorale Nazionale Indipendente) a estendere le procedure anche al giorno successivo, mentre in alcuni seggi della capitale già iniziava lo spoglio delle schede.

Da parte delle opposizioni e degli sfidanti a Tshisekedi si sono levate dure accuse di brogli, critiche alla CENI di eccessiva vicinanza al Governo e sono state inoltre chiamate proteste di piazza. Le polemiche non si sono placate quando, il 31 dicembre, sono stati diffusi i risultati provvisori, che danno il presidente uscente riconfermato con la schiacciante maggioranza del 73% dei voti. I leader dell’opposizione hanno respinto l’esito, definendo la procedura di voto “una farsa” e chiedendo nuove votazioni.

In attesa che la Corte Costituzionale del Paese si esprima sui ricorsi annunciati dall’opposizione e che il 10 gennaio vengano divulgati i risultati definitivi, rimangono forti dubbi sulla regolarità del processo elettorale e restano alte le tensioni tra il ri-eletto presidente e le opposizioni, che hanno chiesto ai loro sostenitori di mobilitarsi.

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