Scellino kenyota

La ripresa dello scellino kenyota: un’illusione temporanea?

Tra l’11 e il 15 febbraio 2024, lo scellino kenyota si è rafforzato rispetto alle valute dominanti sul mercato, annullando sostanzialmente tutte le perdite accumulate durante i primi mesi di quest’anno e raggiungendo un valore che non aveva da luglio 2023.

L’origine dell’inversione di rotta

L’apprezzamento della valuta kenyota viene ricondotto ad un duplice fattore: gli Eurobond da 2 miliardi di dollari sottoscritti nel 2014 e l’imminente rientro del debito in eccesso, in particolare il rimborso del prestito per la Standard Gauge Railway, a luglio 2024. L’ingente afflusso di denaro nell’economia del Paese ha supportato l’innalzamento del valore della moneta e, allo stesso tempo, gli Eurobond appena sottoscritti (per 1,5 miliardi di dollari) hanno placato il nervosismo degli investitori, ancorando l’andamento dello scellino alle valute estere.

Il rafforzamento, che è proseguito ininterrottamente per tutto il mese di febbraio, ha diffuso la speranza di ricadute positive sul tasso di inflazione, che potrebbe scendere nei prossimi mesi, rendendo il costo della vita più sostenibile per i cittadini kenyoti.

Il Kenya, solitamente, affronta i maggiori deflussi di liquidità per il pagamento del debito all’inizio e a metà dell’anno. Ciò significa che il rimborso degli Eurobond previsto per giugno potrebbe complicare la situazione, rendendo lo scellino nuovamente fragile e instabile.

La Banca Centrale del Kenya (CBK), d’altra parte, prevede per quest’anno l’ingresso di 4,6 miliardi di dollari provenienti dall’estero, dovuti al ritorno dei flussi di investitori stranieri e ai finanziamenti da parte di istituti di credito multilaterali.

La cautela degli esperti

A frenare l’ottimismo, però, ci sono gli esperti in materia, che avvertono come questa ripresa potrebbe essere solo transitoria e instabile.

Il disavanzo del conto corrente del Kenya, infatti, rimane sfavorevole: ecco perché lo scellino è ancora esposto al rischio di svalutazione.

A ciò si aggiunga che, come fa notare Ken Gichinga – analista di Mentoria Economics -, essendo il Kenya un importatore netto, la valuta nazionale sarà sempre sotto pressione. Concorda con lui Churchill Ogutu, economista della compagnia di investimenti IC Group: “non abbiamo migliorato la nostra competitività come esportatori, quindi fondamentalmente nulla è cambiato per garantire allo scellino di acquisire forza rispetto alle principali valute”.

Il governatore della CBK, Kamau Thugge, esprimendosi sui tassi di interesse che nelle ultime settimane hanno raggiunto il massimo valore degli ultimi 12 anni (13%), ha ammesso che lo scellino si è svalutato oltre il suo valore reale e non ha escluso un intervento per supportarlo, nel prossimo futuro. “La politica della Banca Centrale sul tasso di cambio è consentire che esso venga determinato dalle forze del mercato, ma interveniamo quando si verifica un’eccessiva volatilità. Ora che il tasso di cambio ha superato la soglia di equilibrio, potrebbe esserci spazio per sostenerlo in futuro”, sono state le parole del governatore.

Quali le prospettive?

Ci si aspetta che la Federal Reserve degli Stati Uniti taglierà i tassi di interesse a partire dalla metà del 2024. Questo fa crescere le speranze di ulteriori afflussi di dollari in un mercato emergente come quello del Kenya, per contribuire a placare la debolezza della valuta nazionale.

Il recente apprezzamento dello scellino kenyota costituisce, comunque, una tregua per gli importatori locali e le aziende che hanno subito enormi perdite a causa del tasso di cambio valutario e che adesso devono sborsare un importo minore di scellini per lo stesso volume di importazioni.

Per quanto riguarda il Governo, si prevede che il costo di prestiti esterni, denominati principalmente in valute forti, scenderà. Il Ministero dell’economia aveva in precedenza rilevato come il movimento del valore della moneta di una singola unità fosse sufficiente per far aumentare i costi del debito di 40 miliardi di scellini (equivalenti a circa 270 milioni di dollari).

Nonostante le buone prestazioni dello scellino nelle ultime settimane, quindi, occorre mantenere prudenza, poiché la moneta kenyota resta fortemente esposta a rischi di fluttuazioni, con conseguenti ricadute negative sull’intero sistema economico e sulla vita dei cittadini del Paese.

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