Grande Muraglia Verde

La Grande Muraglia Verde: un’ambizione necessaria

Da diciassette anni, 22 Paesi africani si stanno impegnando per portare avanti un progetto comune – la Grande Muraglia Verde – al fine di combattere il cambiamento climatico, arrestare la desertificazione di alcune aree dell’Africa e migliorare le condizioni di vita di milioni di persone.

Dove si trova? 

L’area geografica interessata dal progetto è il Sahel. Si tratta di una regione dell’Africa che separa il deserto del Sahara, a nord, dalla savana sudanese, a sud e si estende dall’Oceano Atlantico al Mar Rosso. Attraversa diversi Paesi dell’Africa occidentale e centrale, come Senegal, Mauritania, Mali, Niger, Ciad, Sudan ed Eritrea.

Il territorio è dominato da pianure, altipiani e zone collinari e il suolo è composto principalmente da terreni sabbiosi e argillosi, che presentano uno scarso livello di fertilità. Le difficoltà legate allo sfruttamento del terreno sono aggravate dal clima dell’area: durante la stagione delle piogge, le precipitazioni sono irregolari e insufficienti per sostenere la produzione agricola, mentre nella stagione secca le temperature possono raggiungere livelli estremamente elevati e le risorse idriche scarseggiano enormemente.

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La fascia azzurra evidenzia la regione del Sahel
[Fonte: Wikimedia Commons – Flockedereisbaer]

Nel quadro sopra descritto, il cambiamento climatico costituisce un ulteriore fattore aggravante, rendendo più frequenti e intensi i periodi di siccità e favorendo l’avanzata del deserto verso sud, con una progressiva erosione del territorio coltivabile.

Tutto ciò determina conseguenze negative sull’ambiente e, quindi, sulla vita delle persone stanziate nell’area, sotto svariati punti di vista. In tutta la regione la povertà è diffusa e considerevole, tanto che la popolazione del luogo fatica per soddisfare anche solo i bisogni primari, come l’accesso all’acqua potabile, alle cure mediche e all’educazione, oltre al fatto che la malnutrizione è una piaga socio-sanitaria che affligge milioni di persone.

A corollario di tale situazione, si aggiunga che il Sahel è stato ed è tuttora teatro di conflitti armati e fortissima instabilità politica: dal 2021 a oggi, si sono verificati ben cinque colpi di Stato militari in Ciad, Mali, Burkina Faso e Niger, mentre il Sudan è flagellato da una guerra tra l’esercito ufficiale e quello ribelle.

Gli obiettivi 

Il piano della Grande Muraglia Verde è stato lanciato dall’Unione Africana nel 2007 ed è sostenuto – tra gli altri – dall’UE, la FAO (Food and Agriculture Organisation) e la Banca Mondiale, che si occupa dei finanziamenti.

L’iniziativa prevede la creazione di una fascia di vegetazione che – con circa 8000 chilometri di lunghezza e 15 di larghezza – collegherebbe il Senegal all’Eritrea. Il fine primario è proprio arrestare la desertificazione del territoriocombattere il cambiamento climatico e rivitalizzare la fertilità dell’area, rendendola nuovamente abitabile e capace di favorire sviluppo economico e sicurezza alimentare nei Paesi coinvolti.

Nel caso venga portata a compimento nella sua interezza, sarà l’opera di riforestazione più grande della storia. L’ambizione del progetto è ripristinare 100 milioni di ettari di terreno attualmente degradato e sequestrare 250 milioni di tonnellate di carbonio.

Oltre ai benefici diretti sull’ambiente e l’ecosistema, la Grande Muraglia Verde creerebbe circa 10 milioni di posti di lavoro, contribuendo a rivitalizzare l’economia delle comunità interessate dal piano.

A che punto siamo?

A partire dal 2008, i Paesi coinvolti nel progetto hanno impiegato centinaia di persone ogni anno per piantare milioni di alberi e alimentare la vegetazione della regione a rischio di desertificazione.

In particolare, le tecniche più utilizzate per mettere in pratica la riforestazione del territorio sono due.

La prima consiste nella creazione di tantissime piccole buche – in modo che il terreno possa trattenere meglio l’acqua – che vengono riempite con del suolo concimato in grado di sostenere la crescita delle colture che vi vengono piantate. In questo modo è possibile recuperare un terreno degradato e renderlo nuovamente fertile.

L’altra tecnica è la rivitalizzazione dei resti di alberi abbattuti: proteggendo i nuovi germogli dagli animali che normalmente se ne cibano mediante la costruzione di recinzioni, è possibile ripristinare la vegetazione di un territorio.

La rigenerazione dell’ecosistema è un processo lento e complicato che necessita, peraltro, di alcune accortezze come la distribuzione mirata degli alberi, in modo da non esaurire totalmente le riserve di acqua disponibili nel terreno (spesso vengono piantati alberi di acacia, una specie in grado di resistere alla siccità e di trattenere grandi quantità di acqua nelle radici) e la diversificazione delle specie vegetali, per permettere alla fauna di tornare a popolare la zona.

Per il compimento della Grande Muraglia Verde è stato stimato un costo totale di 33 miliardi di dollari. Nel 2021, una parte dei fondi necessari – 14 miliardi di dollari – è stata stanziata per continuare ad alimentare i progressi dell’opera.

Il progetto dovrebbe essere ultimato nel 2030, ma tra il momento del lancio – nel 2007 – e il 2022 ne era stato realizzato solamente il 20%, motivo per cui il presidente della Cop15 sulla desertificazione Alain-Richard Donwahi aveva auspicato un incremento delle risorse destinate alla realizzazione della Grande Muraglia Verde, anche mediante l’inserimento dell’iniziativa nei piani di sviluppo nazionali e nei bilanci annuali dei Paesi coinvolti.

Gli studi più recenti

Due climatologi italiani, Roberto Ingrosso e Francesco Pausata, hanno pubblicato un nuovo studio sugli effetti che la Grande Muraglia Verde potrebbe avere sul clima della zona interessata dal progetto.

Lo studio prende in considerazioni due possibili scenari: quello in cui l’aumento delle temperature globali e le emissioni di gas serra sono limitati, nel rispetto degli obiettivi concordati nell’Accordo sul clima di Parigi del 2015 e quello in cui, invece, le temperature continuano ad aumentare a livello globale.

L’analisi effettuata mostra come, in entrambe le ipotesi, se la Grande Muraglia Verde sarà portata a termine comporterà un aumento delle precipitazioni e una diminuzione della durata dei periodi di siccità nella regione del Sahel. Allo stesso tempo, crescerà il numero di giorni all’anno con temperature estremamente alte, per via della capacità di assorbimento delle radiazioni solari da parte delle piante che ripopoleranno l’area.

Le speranze per il futuro

La Grande Muraglia Verde rappresenta un esempio di fenomeno localizzato che ha però conseguenze su scala globale e che, pertanto, dovrebbe richiedere l’attenzione e il contributo di tutti i Paesi del mondo.

A giovarsi degli effetti mitigatori sul clima sarebbe ovviamente la regione del Sahel, ma i benefici indiretti derivanti dall’iniziativa avranno uno spettro molto più ampio e diversificato.

La creazione di posti di lavoro e di condizioni di vita migliori, tra le quali la garanzia di sicurezza alimentare, consentirebbero a milioni di persone di tornare a vivere in un ecosistema fertile e produttivo, senza essere costrette a lasciare i propri Paesi d’origine, con tutto ciò che ne consegue.

Senza mai dimenticare che il tempo a disposizione non è infinito e quindi occorre agire tempestivamente e in maniera collettiva.

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