parità di genere in Africa

Parità di genere in Africa ed empowerment femminile

Lavorare per il raggiungimento della parità di genere in Africa significa porsi come obiettivo l’empowerment femminile, l’emancipazione di donne e bambine, la necessità di garantire loro la libertà e l’opportunità di decidere cosa fare della propria vita. La conquista della parità fra uomo e donna, dunque, risiederebbe nella possibilità di conseguire e garantire eguali livelli di libertà.

Molte volte la libertà sta anche soltanto nella possibilità di concepire di poter fare una determinata cosa, di sapere di averne l’opportunità, immaginare alternative. Stando ai dati del Gender Gap World Economic Forum 2021, i criteri per stabilire lo stato dei rapporti di genere, e dunque il grado di empowerment delle donne, sono essenzialmente quattro: partecipazione politica, accesso a strutture medico-sanitarie, inserimento nel mondo lavorativo e istruzione. Qui cercheremo di capire quale sia lo stato della parità di genere in Africa.

Parità di genere in Africa

L’Unione Africana ha battezzato il decennio 2010-2020 “la decade delle donne africane” poiché  quasi tutti i Paesi africani hanno ratificato la Convenzione sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione contro le donne e più della metà degli Stati hanno ratificato il Protocollo sui diritti delle Donne Africane. Secondo i dati raccolti nell’ultimo rapporto Global Gender Gap del World Economic Forum, la parità di genere in Africa sarà raggiunta solamente tra 121,7 anni, in netto peggioramento rispetto alle previsioni del 2020, quando la stima si aggirava sui 95 anni.

Invece, sembrerebbe che per la regione del Medio Oriente e del Nord Africa il progresso sarà lento e ci vorranno 142,4 anni per colmare il gender gap e raggiungere la parità di genere in Africa.  Gli effetti negativi della pandemia sono evidenti in diversi ambiti: dalla crescente violenza domestica, al limitato accesso a strutture e servizi sanitari, così come ad un peggioramento della situazione economica.

Di conseguenza, i limiti preesistenti alla realizzazione dell’uguaglianza di genere nel continente sono stati esacerbati da una situazione estremamente complessa, che sta gravando  da un punto di vista  sociale ed economico sulle spalle delle donne africane. In alcuni ambiti il divario è stato colmato o si è assottigliato: è il caso dell’istruzione.

Ma in altri ambiti fondamentali la strada è ancora lunga. Stiamo parlando della piena partecipazione economica e politica delle donne. Non solo l’accesso al mercato del lavoro per le donne è più complesso, ma il divario salariale è decisamente ampio. In Gambia e Ghana, nonostante le donne lavorino molte più ore al giorno rispetto agli uomini, la disparità salariale ammonta rispettivamente a 65% e 68,9%.

Un caso molto interessante, diametralmente opposto, è quello del Ruanda. Per parità di genere si posiziona settimo posto nella classifica mondiale, preceduto da Stati notoriamente leader nel campo dell’uguaglianza di genere, tra i quali Islanda, Norvegia e Svezia. Nel Paese, nonostante le profonde ferite lasciate dal genocidio del 1994, l’affermazione di pari opportunità per le donne è in continua crescita, come dimostrato dal fatto che il Ruanda è divenuto il primo Stato al mondo ad avere un Parlamento a maggioranza femminile. 

Alice for Children e la parità di genere in Kenya

il Kenya non ha proprio nulla di cui vantarsi, quando si parla di parità di genere in Africa, classificandosi tra le posizioni i più basse dell’Africa subsahariana. Il paese è ventesimo su 34 nazioni nella regione. Il tracollo nel 2020 ha interrotto una tendenza al rialzo iniziata nel 2016. Le disparità di genere più forti sono state misurate nelle categorie di partecipazione e responsabilità politiche e opportunità economiche. Negli slums di Nairobi, dove Alice for Children opera, la diseguaglianza fra uomo e donna è palpabile.

Basti pensare alle condizioni di disagio in cui versano le bambine, le ragazze e le donne durante il ciclo mestruale. Queste sono soggette a pesanti discriminazioni per la diffusa credenza che il mestruo sia un’esperienza impura e un tabù e in più devono fare fronte alla carenza di prodotti igienico-sanitari e luoghi puliti e sicuri. Spesso, il ciclo e la mancanza di strumenti e di conoscenze per affrontarlo,  sono causa di  analfabetismo e bassa scolarizzazione femminile, abusi e violenze subite da donne e bambine.

È con questa consapevolezza che di Alice for children si sta impegnando nella lotta contro la Period Poverty, l’indisponibilità o inaccessibilità dei beni e delle condizioni fondamentali per vivere adeguatamente il ciclo mestruale, fornendo gratuitamente assorbenti e impartendo lezioni di educazione sessuale.

Mentre il mondo ha fatto progressi nella parità di genere e nell’emancipazione delle donne attraverso gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio (tra cui la parità di accesso all’istruzione primaria per ragazzi e ragazze), in Africa ci sono donne e ragazze che  continuano a subire discriminazioni  e violenze. Eppure, la parità di genere, e quindi  realizzare l’empowerment femminile, non è solo un diritto umano fondamentale, ma la condizione necessaria per un mondo prospero, sostenibile e in pace.

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