sfruttamento minorile

Lo sfruttamento minorile è ancora un problema

Che cosa sappiamo dello sfruttamento minorile che si consuma ai nostri tempi, funestati dalla più grande emergenza sanitaria dell’ultimo secolo? Qual è lo stato attuale di questo fenomeno che coinvolge i soggetti più fragili e più esposti ai soprusi? Qual è stato l’impatto della pandemia sulla condizione di molti giovani e adolescenti del mondo? L’unica cosa sicura è che se non esiste una cultura scolastico-educativa aumenta il rischio di cadere nella trappola dello sfruttamento minorile.

Lo sfruttamento minorile ai tempi del Coronavirus

L’UNICEF, il Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia, in un report pubblicato l’anno scorso intitolato “COVID-19 AND CHILD LABOUR: A TIME OF CRISIS, A TIME TO ACT”, prendeva atto dell’acuirsi del problema dello sfruttamento minorile fra gli effetti del coronavirus, dopo che, per quasi vent’anni, il fenomeno sembrava aver vissuto, se non delle battute d’arresto, delle rassicuranti frenate.

La pandemia ha scompigliato tutto e complicato il quadro clinico dello sfruttamento di molti giovani e giovanissimi che abitano i Paesi notoriamente meno avanzati da un punto di vista economico. L’inevitabile rallentamento della produzione e del commercio, a causa delle misure restrittive volte a contenere la diffusione del contagio, ha impattato negativamente sul comparto scolastico di tutti i Paesi del mondo, costringendo milioni di studenti a seguire le lezioni da remoto.

Tuttavia, laddove i mezzi non lo permettevano per via della mancanza di una connessione internet stabile, o per l’indisponibilità di adeguati mezzi tecnologici, come un computer, molti ragazzi e molte ragazze non sono riusciti ad esercitare il proprio diritto allo studio. I lockdown hanno quindi avuto ripercussioni diverse a seconda delle capacità socio-economica delle famiglie, pesando particolarmente su quei bambini e quelle bambine che, rimasti a casa per la chiusura delle scuole e privi di mezzi idonei a seguire le lezioni, sono stati costretti a supportare economicamente il lavoro dei genitori, dei fratelli e delle sorelle maggiori.

Durante la pandemia, la lontananza dai giorni di scuola ha aumentato gravemente l’esposizione di bambine, bambini e adolescenti al rischio di sfruttamento del lavoro minorile, oltre a matrimoni precoci e gravidanze: si stima infatti che sono 2,5 milioni di ragazze in più a rischio di matrimoni precoci nell’arco di cinque anni e un aumento fino a un milione delle gravidanze adolescenziali nel 2020.

In Kenya, ne abbiamo già parlato, lo sfruttamento minorile  è una piaga, e noi di Alice for Children vi operiamo per strappare bambini e bambine dalle discariche, dove lavorano, per portarle a scuola.

Lo sfruttamento minorile in Italia e la dispersione scolastica

E in Italia? Lo scenario che emerge a livello nazionale descrive un paese dove il rischio dell’aumento del lavoro minorile nel post pandemia è alto. in Italia, che dal 1967 ha vietato il lavoro per i minori di sedici anni, il fenomeno non è affatto marginale e non è mai scomparso: c’è un legame tra le esperienze di lavoro precoce tra i preadolescenti e il preoccupante fenomeno della dispersione scolastica dei giovani, di cui l’Italia detiene il più alto tasso tra i paesi europei.

Secondo i dati del 2013, erano circa 230 000 i minori occupati in Italia. Tra gli attuali occupati in Italia, con età compresa tra 16 e 64 anni, circa 2,4 milioni hanno svolto un’attività lavorativa prima del sedicesimo compleanno. A questo dato si accompagna quello secondo il quale nel 2020 erano oltre 230mila gli under 35 a dichiarare di aver ricevuto una retribuzione già prima dei 16 anni e tra loro ancora oggi più della metà svolge professioni a medio-bassa qualificazione.

Tra chi invece ha fatto il suo ingresso nel mondo del lavoro in un’età legale il dato si ferma al 31%. Anche qui in Italia c’è una correlazione fra lavoro precoce e abbandono scolastico, dal momento che è al primo posto in Europa per la quota di giovani dai 18 ai 24 anni che hanno lasciato prematuramente gli studi (9,9%), soprattutto nel Sud del Paese, con punte in Sicilia e Campania rispettivamente del 19,4% e 17,3%.

Sfruttamento minorile nelle baraccopoli di Nairobi

Nelle baraccopoli di Nairobi lo sfruttamento minorile è la regola e non l’eccezione.
Migliaia di bambini sono costretti ogni giorno a lavorare nella discarica di Dandora per pochi centesimi al giorno, il tutto per contribuire al bilancio familiare e poter, a fatica, sopravvivere.

Non possono andare a scuola e non possono avere un’infanzia. Sono vittime dell’estrema povertà in cui sono nati.
Alice for Children lavora per aiutare migliaia di questi bambini, portandoli a scuola e sostenendoli dal punto di vista alimentare e medico.

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