Dopo la diffusione delle varianti di Covid-19 denominate rispettivamente Delta e Omicron, abbiamo capito come siano proprio le varianti ad allontanare un’uscita definitiva dalla pandemia.
Varianti che però possono continuare a svilupparsi in determinati luoghi e poi a diffondersi nel resto del mondo. Lo sviluppo di nuove varianti di Covid in Africa, soprattutto la diffusione della variante Omicron, risulta sempre più all’interno del dibattito pubblico quando si parla di Covid.
Ma è davvero così?
Nuove varianti di Covid in Africa
La variante Omicron si è diffusa in tutto il mondo partendo dal Sudafrica, un paese che all’inizio del mese di Novembre aveva una percentuale di vaccinati intorno al 25%. Un dato molto basso per gli standard europei e occidentali ma estremamente alto per quelli africani.
Ad oggi, a febbraio inoltrato, solo il 10% della popolazione africana ha ricevuto un vaccino. In gran parte degli stati più poveri del continente, questo dato scende ancora di più.
È ragionevole quindi pensare che in luoghi con una così bassa percentuale di vaccinati lo sviluppo di nuove varianti diventi ancora più probabile e facile.
Quando si parla di nuove varianti di Covid in Africa si sta quindi esprimendo una preoccupazione più che lecita. Dato he se non ci vacciniamo tutti, a prescindere dal luogo del mondo in cui ci troviamo, sarà impossibile uscire davvero dalla pandemia.
I numeri del Covid in Africa
All’inizio di febbraio, sono stati superati gli 11 milioni di casi di Covid-19 in Africa, con morti accertate che si attestano a 240 mila.
Dati ovviamente molto parziali, visto che non esiste un tracciamento efficace. Dal momento che gran parte della popolazione africana ha un’età media molto bassa, è facile presupporre che siano tantissimi i casi asintomatici o paucisintomatici, che passano sotto traccia e non rientrano all’interno di questo dato.
Il dato sui nuovi casi a livello continentale è in costante ascesa, con un milione di casi registrati attualmente ogni 27 giorni.
Il Covid in Africa fa comunque danni
Se guardiamo solo i dati appena esposti, non sembra che in Africa la situazione sia così drammatica, soprattutto se paragonata con quella che vediamo da ormai due anni in Europa. Eppure anche in Africa il Covid-19 si fa sentire, facendo collassare i sistemi sanitari africani, già di base molto fragili.
Questo ha portato i governi a introdurre misure di restrizione dalla natura draconiana, con lockdwon che hanno colpito le deboli economie locali.
Nel nostro lavoro nelle baraccopoli di Nairobi, abbiamo toccato con mano l’effetto delle misure restrittive imposte dal governo.
Migliaia di posti di lavoro persi, nessuna forma di ammortizzatore sociale, chiusura delle scuole e conseguente aumento della dispersione scolastica. In definitiva, un aumento ulteriore dell’incredibile povera in cui vivono i circa 3 milioni di abitanti degli slum.
In Africa i vaccini non vengono somministrati
I vaccini contro il Covid in Africa ci sono e sono gratuiti. Ma non vengono somministrati. Questo perché mancano campagne vaccinali efficaci che possano portare le dosi di vaccino anche nelle zone più periferiche del territorio.
È proprio quello che vediamo quotidianamente in Kenya, dove i vaccini ci sono, ma restano negli ospedali.
Questo nonostante il governo abbia introdotto un Green Pass che impedisce ai non vaccinati di accedere ai luoghi pubblici.
Una decisione ridicola, dato che la popolazione non può vaccinarsi.
Noi stiamo lavorando per cambiare tutto questo. Insieme al Neema Hospital di Nairobi, fondato dalla Onlus italiana World Friends, stiamo creando un sistema strutturato per portare i vaccini nelle baraccopoli, grazie ai nostri Hub vaccinali.
Vogliamo difendere la salute della popolazione dello slum, ma anche scongiurare l’introduzione di nuove misure restrittive.
Ma non solo, vogliamo ridurre il rischio dello sviluppo di nuove varianti che potrebbero intaccare il mondo intero.
Anche tu puoi darci una mano, portando un vaccino nelle baraccopoli!