candidati alle elezioni in Kenya

Kenya 2022: I candidati alle elezioni in Kenya

Continua il nostro reportage sulle elezioni In Kenya del prossimo 9 agosto. Dopo aver parlato della storia politica del paese africano fino ai giorni nostri, è il momento di scoprire chi sono i principali candidati alle elezioni in Kenya, chi si candida per diventare presidente del paese africano e quali sono alleanze e programmi.

I candidati alle elezioni in Kenya

Le elezioni di quest’anno hanno visto il minor numero di candidati presidenziali dal 1992. La commissione elettorale del paese ne ha approvati soltanto 4. Si tratta del deputato William Ruto, a capo della coalizione Kenya Kwanza, il già primo ministro Raila Odinga, della colazione Azzimo la Umoja, il professore di diritto George Wajackoyah del Roots Party e l’avvocato David Waihiga del Agano Party.

Questi ultimi due, ovvero Wajackoyah e Waihiga, sono sostanzialmente candidati di bandiera senza alcuna possibilità di vittoria. Per questo motivo è bene concentrarsi su i due candidati principali, ovvero Raila Odinga e William Ruto.

Raila Odinga

Raila Odinga, classe 1945, rappresenta un pezzo molto importante della storia politica del Kenya. È un figlio d’arte, dato che il padre Jaramogi Oginga Odinga fu vicepresidente del Kenya sotto la presidenza di Jomo Kenyatta, Raila è stato coinvolto nella vita politica e civile del paese fin da giovane.

Insieme al padre fu coinvolto nel tentato colpo di stato contro il governo Moi nel 1982, rimanendo in arresto, senza processo, per più di 6 anni. La partecipazione al tentato colpo di stato è stata più volte rivendicata dallo stesso Odinga, usando l’evento per presentarsi come un attivista di lunga data a favore della democrazia e contro il sistema monopartitico che allora vigeva in Kenya.

Negli anni 90, Odinga fu uno dei leader del neonato movimento politico FORD (Forum for Restoration of Democracy) e si candidò alle elezioni generali del paese come presidente nel 1997, risultando però sconfitto.
Proprio in questo periodo avvenne la prima forma di trasformismo che tanto connatura la carriera politica di Odinga, decise infatti di sostenere Moi e di unirsi al partito KANU, che reggeva il potere dai tempi dell’indipendenza, scalandone presto le gerarchie.

In pochi tuttavia Odinga fu costretto a lasciare KANU. Le sue speranze di succedere a Moi nella leadership furono infatti polverizzate dalla decisione del presidente che indicò in Uhuru Kenyatta, figlio di Jomo e privo di esperienza politica, come suo delfino e leader del partito.

Una storia di alleanze e promesse tradite che si ripeterà molto presto. Odinga e altri fuori usciti dal partito di Moi formarono la National Rainbow Coalition, una coalizione multipartito che voleva sconfiggere Moi e soprattutto il suo delfino Kenyatta, candidando come presidente Kibaki.

Quest’ultimo vinse a sorpresa le elezioni, marcando una soluzione di continuità nella politica keniana, ma non rispettò le promesse fatte ai suoi alleati politici. Odinga non venne nominato primo ministro, come concordato. Scelta che si rivelò poco azzeccata, dato che Odinga contribuirà pochi anni dopo, nel 2005, a far bocciare tramite referendum la nuova costituzione proposta da Kibaki.

I due si scontreranno ancora alle elezioni presidenziali del 2007, con Odinga a capo della ODM (Orange Democratic Movement). La vittoria rosicata di Kibaki e le accuse di brogli porteranno a scontri e violenze in tutto il paese, spesso orchestrati e aizzati dagli stessi sostenitori di Odinga.
Per calmare le acque e riportare la pace all’interno del Kenya, Odinga fu riconosciuto dal presidente Kibaki come primo ministro.

Le elezioni del 2013 si presentarono fin da subito come molto favorevoli per Odinga. Il passaggio di consegna tra Kibaki e lui sembrava scontato, mentre il ticket avversario formato da Uhuru Kenyatta e William Ruto non appariva come una concreta minaccia, soprattutto a causa del processo internazionale che li vedeva ancora coinvolti per le violenze politiche del 2007 (e che vedremo meglio parlando di Ruto).
Un sondaggio pubblicato nell’ottobre del 2012 attribuiva a Odinga il 45% dei consensi.

Tuttavia, nelle elezioni del 4 marzo Odinga si fermò al 43%, mentre Kenyatta trionfò con il 50,5% dei consensi. Risultato non accettato dallo stesso Odinga che inizierà una lunga e inefficace battaglia legale denunciando brogli e mal funzionanti della macchina elettorale, basata su un sistema informatico che secondo Odinga era stato hackerata dai collaboratori di Kenyatta.

Polemica che perdurò per tutto il primo mandato di Kenyatta, e che sfociò nelle elezioni presidenziali del 2017, prima annullate dalla Corte Suprema e successivamente riorganizzate e che videro l’ennesima vittoria di Kenyatta. In un contesto sempre più teso in cui Odinga si dichiarò “vero” presidente del Kenya e prometteva di creare una sorta di governo ombra, la situazione sembrava sempre più grave. Proprio in questo momento avvenne un colpo di scena già visto nella storia politica del Kenya: Kenyatta e Odinga annunciarono un’alleanza politica, presentandosi in pubblico come “fratelli, promettendo di collaborare per il bene del paese.

Elezioni 2022: Quest’anno Odinga si presenta per l’ennesima volta alle elezioni. Il 6 giugno ha lanciato il suo manifesto politico, includendo il programma che intende realizzare nei primi 100 giorni di governo.
Denominato “the People’s Programme”, si baserà su un nuovo approccio al welfare, allo sviluppo di nuovi posti di lavoro, l’empowerment femminile, educazione, cibo e acqua per tutta la popolazione, ma anche sostegno all’imprenditoria.

A sorpresa, vista la storia molto conflittuale tra i due, Odinga è supportato dal presidente uscente Uhuru Kenyatta, che non può più ripresentarsi a causa del limite dei due mandati.

William Ruto

William Auto, classe 1966, è il secondo candidato che si giocherà la vittoria il prossimo 9 di agosto.
Ha iniziato la sua carriera politica nel 1992, sostenendo la candidatura per la rielezione del presidente Moi. Nel corso degli anni 90 ha intrapreso una carriera interna al KANU, il partito del presidente, venendo eletto al parlamento keniano nel 1997.

Proprio in questo momento comincia a svilupparsi il suo rapporto di amicizia e collaborazione con Uhuru Kenyatta, attuale presidente del Kenya. Nel 2002 sostenne a spada tratta la successione di Kenyatta a Moi come leader del KANU e come candidato alle elezioni presidenziali. Nonostante la sconfitta elettorale, i due continuarono a lavorare fianco a fianco nella gestione del partito.

Nel 2006 Ruto espresse la volontà di candidarsi alle elezioni presidenziali, smarcandosi da KANU e presentandosi alle elezioni primarie della ODM (Orange Democratic Movement), risultando però sconfitto dallo stesso Odinga.
Durante il complicato governo Kibaki-Odinga fuoriuscito dalle elezioni, Ruto svolse il ruolo di ministro dell’agricoltura e successivamente dell’istruzione superiore.

Al termine di quest’esperienza, tornerà ad allearsi con Kenyatta per le elezioni del 2013. Alleanza perdurata anche durante le elezioni del 2017.

William Ruto è un candidato particolarmente discusso per via di presunti coinvolgimenti in scandali, politici e non, della storia politica recente del paese, a partire dalla morte dell’imprenditore Jacop Juma, fino alle violenze politiche avvenute in occasione del 2007.

Nel prossimo articolo, vedremo le principali tematiche su cui si sta discutendo e quali sono i principali punti programmatici.

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