Nadia Gherardi insegna da molti anni in un noto istituto alberghiero genovese e da alcuni anni collabora con Alice for Children e con Alice Italian Food Academy.

Già nel 2019 ha svolto la funzione di insegnante presso l’Accademia, insegnando la cucina italiana a decine di ragazzi e ragazze delle baraccopoli e non solo. Oggi, dopo due anni di stop dovuti alla pandemia, si appresta a tornare a Nairobi per un’altra edizione di AIFA.
Le abbiamo fatto qualche domanda per sapere quali sono le sue aspettative sulla classe di AIFA del 2022.

Dato che hai già fatto un’esperienza con i ragazzi di Aifa nel 2019, che ricordi hai di quell’esperienza? E che aspettative hai per questa nuova esperienza a Nairobi?

L’esperienza del 2019 in AIFA è stata molto interessante. Mi sono immersa in una realtà scolastica diversa da quella dove normalmente opero e allo stesso tempo molto simile nelle dinamiche fra i ragazzi e fra i ragazzi e gli insegnanti.

Non nascondo che le mie aspettative per il nuovo corso sono molto alte, mi immagino di poter formare ragazzi che possano essere iniziati alla cucina e pasticceria italiana, che possano apprezzarne le caratteristiche specifiche e utilizzarne le conoscenze acquisite per inserirsi nel mondo del lavoro.

Com’è insegnare la cucina italiana a ragazzi che provengono da culture, culinarie e non, così diverse dalla nostra? Occorre avere un approccio didattico diverso da quello che usi ogni giorno nel tuo lavoro?

Insegnare a persone con una cultura culinaria molto diversa dall’italiana è molto stimolante. L’approccio è molto diverso da quello che applico normalmente ad un gruppo di studenti italiani perché a Nairobi nessuna conoscenza può essere data per scontata, a partire dalla cottura della pasta a come si può condire, alle temperature e tempi di servizio di tutti i piatti.

È però altrettanto divertente incrociare ed ibridare le ricette e le tecniche italiane con gli ingredienti e le tecniche del posto, con risultati a volte esaltanti.

Ci sono ricette o tecniche che risultano più ostiche per gli studenti keniani?

Potrò rispondere con più precisione alla fine del corso, ma se mi baso sulle precedenti esperienze trovo che l’aspetto più difficile per gli studenti keniani sia il rispetto dei tempi e delle proporzioni degli ingredienti.

Ci racconti un aneddoto del corso tenutosi nel 2019 che ti porti nel cuore?
Certo, mi i è rimasto davvero nel cuore il giorno in cui i ragazzi hanno cucinato nelle cucine di AIFA un piatto keniano proprio per me, e abbiamo cenato tutti insieme. Una serata davvero speciale.

Quanto è importante conoscere la cucina italiana per avere un futuro lavorativo più stabile nel mondo del Food&Beverage?

Le conoscenze delle tecniche e delle preparazioni della cucina italiana hanno un grande mercato nel mondo della ristorazione.
La cucina italiana gode internazionalmente di ottima considerazione e poter vantare queste competenze nel proprio curriculum può aprire molte porte nel mondo della ristorazione di qualità, ma anche di altre realtà produttive, ad esempio street food o catering.

Siamo sicuri che per Nadia l’esperienza di AIFA sarà ancora una volta esaltante e che le sue conoscenze saranno fondamentali per aiutare i nostri ragazzi e ragazze ad ottenere il know how necessario per costruirsi un futuro nel mondo della cucina e della ristorazione.

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