Cosa sappiamo dei rapporti tra Cina e Kenya

Quali sono i rapporti tra Cina e Kenya? Come altri paesi prima del Kenya, anche il paese dell’Africa orientale rischia di incorrere nella trappola del debito cinese. Quale debito? E di cosa si parla? Il Kenya, e la costruzione di infrastrutture in loco, rientra nella più ampia visione strategica cinese di connettere Pechino all’Africa. 

Attraverso l’investimento nelle costruzioni di strade e ferrovie, La Repubblica Popolare crea dei legami con i paesi del continente ed esercita un’influenza su di essi. Il Kenya coì come l’Eritrea e Gibuti, è uno dei tasselli del mosaico della BRI, la Belt and Road Initaitive, detta anche la Nuova via della Seta. 

Rapporti tra Cina e Kenya: La trappola del debito 

Il Kenya rischia di trovarsi in una trappola. Le autorità cinesi non sembrano d’accordo con la richiesta del governo di Uhuru Kenyatta di rinegoziare il debito contratto dal paese dell’Africa orientale. La Repubblica Popolare Cinese, infatti, è creditore per un ammontare i di oltre 250 milioni di dollari del Kenya. Le l’EXIM Bank, la banca cinese preposta a finanziare i Paesi in via di sviluppo, ha infatti versato nelle casse del Tesoro keniano il quantitativo per realizzare la linea ferroviaria superveloce che dovrebbe collegare il porto di Mombasa, nell’estremo sud del Kenya, all’Uganda. 

Tuttavia, l’incorrere della pandemia di COVID-19 ha paralizzato l’attività del settore delle costruzioni e i lavori prospettati hanno subito notevoli ritardi, e con questi l’economia keniana ha vissuto un periodo recessivo, o per lo meno di fragilità. Da qui la richiesta da parte del governo keniano di ridefinire i termini di restituzione del debito con Pechino. Ma dalla Repubblica Popolare è arrivato un secco no. Al contempo, e per fortuna del Kenya, gli altri paesi creditori sono andati incontro alle sue esigenze.

 Infatti, la Cina è il primo creditore del Continente, che però è indebitato con altri Paesi dell’Ue e del G20, come Belgio, Canada, Danimarca, Francia, Germania, Italia, Giappone, Repubblica di Corea, Spagna e Stati Uniti. Questi hanno riprogrammato per Nairobi rimborsi per 291,3 milioni di dollari. Una rinegoziazione che ha previsto anche il congelamento degli interessi per decine di milioni di dollari. 

L’opacità nei rapporti 

Al netto di una situazione delicata, a complicare la vita del governo subentra un altro elemento, che getta un velo d’ombra sui rapporti fra Cina e Kenya. Un tribunale popolare di Nairobi ha chiesto la divulgazione della documentazione inerente al contratto fra i due paesi, ma il governo ha rifiutato. Sottrarsi dal rendere pubblici queste informazioni suggerisce che l’accordo di prestito preveda delle clausole che potrebbero portare alla luce un modus operandi delle banche cinesi discutibile, e potrebbero creare dei problemi alla popolarità di Pechino. 

Ma soprattutto i medesimi accordi per la concessione del prestito, con tutta probabilità, prevedono tra le clausole la non divulgazione degli stessi, pena la violazione dell’accordo e la compromissione delle relazioni tra Kenya e Cina. Il governo di Uhuru Kenyatta si è trovato dunque ostaggio del paese asiatico, intrappolato fra l’onere del debito e il silenzio omertoso relativo a termini del prestito. L’ex ministro del lavoro Solomon Kitungu ha addirittura affermato che la rivelazione del contenuto di questo accordo minerebbe la sicurezza nazionale del Kenya. Tra i critici della dipendenza del Kenya dai finanziamenti cinesi c’è Kimani Ichung’wah, un deputato del partito al governo che è diventato un critico del governo. 

“È una trappola del debito e dovrebbero iniziare a rinegoziare”, lamentandosi del fatto che i tassi di interesse sui prestiti cinesi erano esorbitanti. Ichung’wah ha sostenuto William Ruto, ex vicepresidente di Uhuru Kenyatta, e ora nuovo presidente del paese.
Ruto ha quindi un compito molto complesso: riuscire a fare una politica estera pienamente indipendente, nonostante il debito nei confronti della Cina e considerato che il Kenya rappresenta un punto di riferimento per l’Occidente nell’Africa Orientale.

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