calcio in kenya

Qual è lo stato del calcio in Kenya?

Il Kenya è patria di grandissimi atleti, soprattutto nella maratona e nell’atletica. Eppure la selezione calcistica keniana non è mai riuscita a qualificarsi per un campionato del mondo. Anzi, tutta l’Africa orientale non ha mai espresso delle squadre di livello internazionale. Perché il calcio in Kenya è così di basso livello?

La storia del calcio in Kenya

Il calcio è lo sport più seguito e praticato in Kenya. Non è una sorpresa, il Kenya ha passato gran parte del ‘900 sotto la dominazione coloniale inglese e molti aspetti della cultura keniana contemporanea derivano proprio da questi interscambi. La Premier League inglese è seguitissima in tutto il paese, ma in generale gran parte dei principali campionati europei ha un forte seguito da parte della popolazione.

Uno stato con milioni di abitanti, per lo più giovani, e in cui il calcio è seguitissimo dovrebbe portare ad una nazionale di discreto livello, quanto meno per gli standard africani. Invece il calcio in Kenya non ha mai portato grandi successi.
Gli Harambee Stars, i giocatori della nazionale keniana, ha partecipato a solo 6 edizioni della Coppa d’Africa, senza mai raggiungere il secondo turno, mentre non ha mai raggiunto la fase finale dei Mondiali, avendo iniziato a partecipare alle qualificazioni già nel 1974.

Il Kenya non è un’anomalia nella storia calcistica dell’Africa orientale. Nella zona centro-orientale della CAF (Confederation of African Football) ci sono 11 selezioni: Burundi, Djibouti, Eritrea, Ethiopia, Kenya, Rwanda, Somalia, South Sudan, Sudan, Tanzania and Uganda. Nessuna di queste ha mai partecipato alla fase finale di una coppa del mondo.

Le ragioni della debolezza del calcio in Kenya

Una delle ragioni della mancanza di qualità del calcio in Kenya e in generale in tutta l’Africa orientale è la mancanza di un chiaro stile di gioco. Le squadre più blasonate a livello internazionale, come Brasile, Italia o Germania hanno delle caratteristiche di gioco uniche e che conservano nel tempo, partendo dalla “ginga” brasiliana fino al catenaccio italiano.

La stessa cosa, anche se in misura minore, può essere detta di Egitto, Marocco o Camerun, le squadre africane che più spesso si qualificano ai mondiali e che fanno del gioco fisico la base della propria strategia. Il Marocco, vera sorpresa di questa coppa del mondo, ha uno stile di gioco ben preciso e che premia le principali qualità dei propri giocatori.

Un’altra motivazione è lo scarso livello del campionato keniano e la simultanea tendenza dei calciatori a non cercare fortuna all’estero. Soltanto una manciata di giocatori hanno raggiunto i principali campionati europei e in ogni caso senza raggiungere traguardi particolarmente importanti.

Restando nel campionato locale, non hanno possibilità di crescere come giocatori, dato il livello molto scarso delle squadre ma soprattutto della componente organizzativa.

Negli ultimi anni la “Federcalcio” keniana è andata incontro a numerosi scandali e casi di corruzione che hanno anche portato allo stop forzato del campionato. Un campanello d’allarme che certifica il livello molto basso di considerazione di cui gode il calcio locale.

Il calcio in Kenya e l’impegno di Alice for Children

Il calcio in Kenya non riguarda solo la selezione nazionale e i risultati sportivi, ma anche lo sport di milioni di bambini e bambine.

Lo sport e il calcio in particolare hanno un forte valore sociale ed educativo, abbattono barriere e combattono le discriminazioni, aiutano milioni di bambini a credere di più in loro stessi, a lavorare di squadra, ad impegnarsi per arrivare ad un obiettivo.

Proprio per questo motivo stiamo portando nelle baraccopoli di Nairobi il calcio femminile. Con Fondazione Milan abbiamo organizzato il primo torneo femminile tra le scuole delle baraccopoli di Nairobi, un modo per coinvolgere centinaia di bambine e per lottare contro la discriminazione di genere.

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