Raila Odinga annuncia nuove proteste nel paese.

Vi avevamo raccontato come in Kenya per diverse settimane si sono tenute diverse proteste indette dalle forze di opposizione e soprattutto dal suo leader Raila Odinga, a seguito della crisi economica che sta colpendo il paese, con conseguente diminuzione del potere d’acquisto.

L’opposizione riprenderà le proteste antigovernative a partire dal 2 maggio, circa 3 settimane dopo la sospensione in accordo con le autorità.
“Riprenderemo le proteste a partire dal 2 maggio, ma le manifestazioni saranno limitate alla città di Nairobi”, ha detto Dennis Onyango, portavoce di Odinga e storico leader dell’opposizione, a capo dell’organizzazione delle proteste nel mese di Marzo.

Odinga ha infatti organizzato manifestazioni bisettimanali a partire dal 20 marzo, scegliendo lunedì e giovedì come giornate fisse. Ha anche accusato il presidente Ruto di aver rubato le elezioni presidenziali di agosto e di non essere in grado di fermare l’impennata dei prezzi.

Secondo Ruto, il presidente keniano, la soluzione alle proteste sarebbe stata una commissione parlamentare bipartisan per la revisione dei voti e della legge elettorale. Odinga ha accettato la proposta di Ruto, avvisando però che le proteste sarebbe riprese nel caso in cui non si fossero visti dei decisi miglioramenti della situazione.

Durante le proteste delle scorse settimane, 3 persone sono rimaste uccise, incluso un’ufficiale di polizia. Secondo il Media Council of Kenya, che si occupa della difesa della stampa nell’Africa Orientale, “25 giornalisti, anche stranieri, sono finiti sotto attacco, da parte di agenti statali e non.”

Sono moltissimi I kenioti che in questi mesi faticano ad acquistare abbastanza cibo per la propria famiglia. E in questo caso non stiamo soltanto parlando dei milioni di abitanti delle baraccopoli, ma anche della classe media di Nairobi, sempre più impoverita. L’inflazione ha raggiunto a febbraio un tasso del 9,2% annuo, con un 13,3% per i generi alimentari. Tutto questo è dovuto in primis alla svalutazione dello scellino keniano, ma anche alla siccità che colpisce grandi aree del paese.

La comunità internazionale, ma anche i leader religiosi del paese, hanno invocato la fine delle poteste, temendo un’escalation simile a quella avvenuta in concomitanza delle elezioni del 2007, in cui morirono più di 1100 persone. Odinga.

Come le proteste impattano il lavoro di Alice for Children

Manifestazioni di questo tipo e che presentano un clima sempre più teso non possono che influenzare anche il nostro lavoro nelle baraccopoli

Gli abitanti dello slum sono infatti i primi a essere colpiti dal caro vita, non è difficile immaginare come le proteste abbiano presto preso spazio anche tra le comunità delle baraccopoli. 
In questo momento, in concomitanza delle proteste di lunedì e giovedì abbiamo deciso di limitare l’ingresso a scuola dei nostri bambini, procedendo a chiuderle nel caso in cui fosse necessario per proteggere la loro incolumità.

Speriamo che la situazione si risolva il prima possibile. Perdere giorni di scuola non è soltanto un danno per l’istruzione dei nostri bambini, ma anche un problema dal punto di vista alimentare. Il pasto quotidiano che i bambini ricevono a scuola è una garanzia fondamentale per la loro alimentazione. 

Allo stesso tempo, la maggior parte degli abitanti dello slum è costretta ad assentarsi dal lavoro proprio nei giorni di protesta. Chi per parteciparvi, chi per per evitare di essere coinvolto in eventuali scontri. 
Questo rappresenta un duro colpo per i bilanci familiari dei nostri bambini. Non poter lavorare per due giorni a settimana significa poter guadagnare ancor meno soldi, aver ancor meno da mangiare.

Per questi motivi abbiamo intensificato il sostegno alimentare alle famiglie dei nostri bambini sostenuti a distanza, per poter garantire la loro sicurezza alimentare in questo momento difficile!
Nella speranza che la situazione migliori il prima possibile sia da un punto di vista politico che da un punto di vista socio-economico.

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