crescita delle baraccopoli

La crescita delle baraccopoli nel mondo

La crescita delle baraccopoli nel mondo sarà una delle principali tematiche che la politica mondiale dovrà affrontare nei prossimi decenni. Le baraccopoli, o slum, sono immensi agglomerati urbani composti da baracche di pochi metri quadri, spesso senza corrente o elettricità. Milioni di persone costrette a vivere in un ambiente insalubre e in assoluta povertà. Un contesto che conosciamo bene, lavorando nelle baraccopoli di Nairobi dal 2006. Un contesto che diventerà col tempo sempre più comune e familiare.

Secondo le Nazioni Unite, attualmente più di un miliardo di persone vivono nelle baraccopoli delle città di tutto il mondo e entro il 2050 ci si aspetta che la popolazione delle baraccopoli raggiunga più di tre miliardi di persone, ovvero oltre il 30% della prevista popolazione di 9,7 miliardi nel 2050.

Il fattore più evidente che alimenta questa esplosione di crescita è l’aumento rapido delle popolazioni urbane. Con sempre più persone che si spostano verso le città in cerca di lavoro e una migliore qualità di vita, diventa praticamente impossibile ottenere un’urbanizzazione adeguata e sistematica, soprattutto in paesi in via di sviluppo, lasciando molte persone a stabilirsi nelle mega baraccopoli in tutto il mondo.

Un altro elemento che contribuisce alla crescita della popolazione delle baraccopoli è la crisi senza precedenti dei rifugiati e degli sfollati a livello globale. A livello mondiale, ci sono 40 milioni di persone sfollate internamente e oltre 21 milioni di rifugiati che vivono all’interno e all’esterno dei campi. Le persistenti situazioni di rifugiati in tutto il mondo hanno portato alla creazione di situazioni simili a baraccopoli nei campi stessi e coloro che fuggono verso le aree urbane finiscono nuovamente nelle baraccopoli urbane.

Il dramma degli slum africani

Le baraccopoli dell’Africa sub-sahariana hanno avuto origine quando i paesi africani ottennero l’indipendenza dal dominio colonialista all’inizio degli anni ’60. Poiché i colonizzatori avevano sempre riservato le principali città per sé stessi, gli africani di tutto il continente si sono spostati dalle aree rurali a quelle urbane dopo l’indipendenza. Tuttavia, ciò ha significato che i nuovi governi dovevano far fronte all’aumento delle popolazioni urbane. Purtroppo, non sono stati in grado di farlo a causa dell’esplosione delle tassi di urbanizzazione.

Nel 2018, circa il 58% della popolazione urbana dell’Africa orientale viveva negli slum. Il Kenya, paese in cui operiamo, è fortunatamente sotto la media rispetto al resto della zona, con un 46,5%. Media aumentata pesantemente dal Sud-Sudan, paese resosi indipendente da pochi anni e interessato da continue guerre, dove il 91,4% della popolazione urbana vive in slum.

La crescita delle baraccopoli: Il Kenya

Nairobi è una metropoli di 5 milioni di abitanti, ed il 60% della popolazione della capitale keniana vive nelle 110 baraccopoli che circondano il centro della città. La seconda baraccopoli al mondo per dimensioni e popolazione è quella di Kibera, con 2 milioni e mezzo di abitanti. È composta da 12 villaggi e versa in uno stato di estrema povertà, dove le condizioni igieniche sono critiche e si registra un’elevata percentuale di malati di HIV. Nelle baraccopoli di Nairobi, infatti, l’AIDS colpisce donne e bambini, portando il tasso dei malati al 60%. 

Lo sfruttamento minorile qui è una piaga: Il 26% dei bambini tra i 5 e i 14 anni lavora in condizioni disumane, per 12 ore al giorno a meno di 2 dollari. I bambini delle baraccopoli ammontano a circa 300.000, di cui 60.000 vivono per strada e circa 6.000 di loro lavora nella discarica di Dandora, la più grande a cielo aperto d’Africa e la più inquinata del mondo. La pandemia di Coronavirus, poi, ha messo in luce i rischi che le persone corrono abitando un luogo insalubre e sprovvisto di servizi come le baraccopoli. 

Gli slum di Nairobi continuano a crescere. La popolazione rurale del Kenya si sposta infatti sempre di più verso le grandi città, a causa dei cambiamenti climatici che rendono più difficile vivere di agricoltura. Moltissimi di questi migranti interni sono poi costretti a vivere negli slum della capitale, veri e propri inferni in cui i loro diritti umani, sociali ma anche civili, vengono calpestati.

Considerata quindi la crescita delle baraccopoli, in Kenya così come nel resto del mondo, si può concludere che l’importanza di chi proprio nello slum lavora non farà che crescere sempre più. Servirà sempre di più uno sforzo congiunto tra governi e enti della società civile come le ONG per permettere a sempre più persone di uscire dalla povertà, per far sì che lo slum non diventi per loro una prigione da cui non possono più uscire.  

Alice for Children lavora da 15 anni proprio nelle baraccopoli di Nairobi. Ogni giorno diamo la possibilità a più di 3000 bambini di frequentare la scuola, e assistiamo le famiglie della comunità con un sostegno alimentare. 
Grazie ai nostri sponsor possiamo difendere i diritti delle comunità delle baraccopoli.


Vuoi saperne di più sull’Africa e sulle condizioni di vita nel continente africano? Allora scarica l’App MyAlice, l’App di Alice for Children dove troverai sempre news sempre aggiornate sull’Africa e sul Kenya, paese in cui operiamo dal 2006.

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