I giorni a cavallo tra il 2023 e il 2024, per il Governo di Nairobi, si sono rivelati ricchi di incontri istituzionali, progetti e accordi tra partner commerciali per il futuro.
Gli accordi commerciali con l’Unione Europea
Partendo dal 18 dicembre 2023, quando l’Unione Europea e il Kenya hanno firmato l’Economic Partnership Agreement (EPA), un accordo commerciale che mira a “stimolare il commercio bilaterale di beni, aumentare i flussi di investimenti e contribuire alla crescita economica sostenibile”, per utilizzare le parole della Commissione Europea.
L’EPA è l’accordo commerciale più ambizioso di sempre stipulato tra UE e un Paese in via di sviluppo, se si considerano gli impegni presi in termini di sostenibilità, relativamente alla protezione dell’ambiente, alla lotta al cambiamento climatico, nonché all’attenzione dedicata ai diritti dei lavoratori e la parità di genere.
L’Unione Europea – con i 3,3 miliardi di euro di scambi bilaterali avvenuti nel 2022 – si conferma come il secondo tra i partner commerciali più importanti per il Kenya, nonché la prima destinazione per le esportazioni. L’obiettivo dell’EPA è il rafforzamento dei legami commerciali sostenibili tra i due continenti, intensificando il dialogo UE-Kenya, ma non solo: è stato esplicitato infatti un invito ai Paesi della Comunità dell’Africa Orientale (detta EAC, di cui fanno parte Kenya, Tanzania, Uganda, Burundi, Somalia, Ruanda, Sudan del Sud e Repubblica Democratica del Congo) a prendere parte all’accordo in futuro.
Gli effetti attesi dell’EPA sono l’incremento di opportunità per imprenditori ed esportatori kenioti, grazie ad un’apertura totale del mercato europeo per i prodotti provenienti dal Kenya – per i quali i dazi doganali saranno eliminati -, nonché il rafforzamento dei rapporti tra Europa e Africa in ottica comune di sviluppo sostenibile.
Gli investimenti infrastrutturali del Giappone in Kenya
All’inizio del 2024, il 10 gennaio, si è svolta a Nairobi la Kenya-Japan Quality Infrastructure Conference. Secondo il Governo keniota, l’obiettivo del summit era fornire una piattaforma per rafforzare i partner commerciali tra il Governo e il settore privato in Kenya e Giappone, con la finalità di scambiare opinioni su esigenze e questioni relative all’esplorazione di nuove opportunità infrastrutturali del paese e all’introduzione e condivisione delle moderne tecnologie giapponesi in costruzione”.
Il risultato della conferenza può definirsi soddisfacente per la più grande economia dell’Africa Orientale: ha preso infatti ufficialmente avvio la costruzione del Mombasa Gateway Bridge.
La città di Mombasa, uno dei principali porti commerciali che si affacciano sull’Oceano Indiano, si trova su una piccola isola, nella zona costiera meridionale del paese. Il progetto che verrà realizzato servirà a collegare direttamente – e non solo mediante traghetto, come accade attualmente – il lato sud dell’isola alla terraferma.
Una volta ultimata, l’infrastruttura si snoderà per 1,4 chilometri e costituirà il ponte più lungo d’Africa. Sarà eseguito attingendo ai fondi che il Kenya ottenne dal Giappone con un accordo risalente al 2019. Il prestito ammonta a 47 miliardi di scellini kenioti, equivalenti a circa 297 milioni di dollari e i lavori dovrebbero concludersi in tre anni.
Non è la prima volta che il Governo di Tokyo effettua investimenti in Africa e in particolare in Kenya. Si stima, infatti, che gli impegni finanziari giapponesi assunti nello Stato africano durante gli ultimi cinquant’anni raggiungano un ammontare totale di 4 miliardi di dollari. Tale politica – il Giappone ha intensificato gli investimenti nell’Africa subsahariana – viene interpretata dagli analisti come una reazione alla massiccia presenza nella zona dei capitali cinesi, che negli ultimi anni hanno contribuito alla crescita di progetti infrastrutturali in vari Paesi africani, ma, allo stesso tempo, causato un rilevante aumento del debito pubblico degli stessi Stati, tra cui il Kenya.
La diversificazione dei rapporti politico-commerciali e degli investimenti che il Kenya sembra avere avviato nel periodo più recente costituiscono un segnale incoraggiante da interpretare con cauto ottimismo: ridurre la dipendenza dai miliardi provenienti dalla Cina e rivolgere lo sguardo anche altrove potrà permettere al Governo di Nairobi di acquisire maggiore stabilità economica, indipendenza politica e potere negoziale ai tavoli istituzionali internazionali, nonché un crescente benessere per la popolazione del Paese.