Covid in Kenya

Covid in Kenya: la situazione attuale

Il Covid in Kenya, così come in buona parte dell’Africa, continua a rappresentare una minaccia importante per la salute degli abitanti e per la fragile economia del paese africano.
Qual è la situazione attuale, e soprattutto come il Covid sta impattando sui nostri progetti nelle baraccopoli di Nairobi e nell’area rurale di Rombo?

Il Covid in Kenya: I numeri!

Partiamo dai numeri, ma soprattutto da una premessa. Quando ci occupiamo di Covid in Kenya e più in generale in Africa occorre tenere sempre i mente che i dati, soprattutto per quanto riguarda i casi totali di Covid, sono parziali e viziati da un sistema sanitario non capillare come quelli occidentali. Dire effettivamente quanti sono stati i positivi, ma anche i morti, di Covid in Kenya risulta quindi molto complicato.

Ufficialmente, ad oggi i casi totali si attestano a circa 199 000, mentre i decessi registrati sono quasi 4000.
In un paese però in cui la sanità è privata come appunto il Kenya, e dove quindi esistono forti ostacoli all’ospedalizzazione di larga parte della popolazione, è facile pensare che sia un dato parziale.

Le vaccinazioni vanno molto a rilento, a causa della mancanza di dosi disponibili. All’inizio la maggior parte delle dosi arrivava direttamente dall’India, che ha però stoppato le esportazioni a seguito dell’ultima forte ondata che ha colpito il paese asiatico.
Attualmente solo l’1,3% della popolazione keniana ha ricevuto la seconda dose, e poche decine di migliaia di abitanti in più ne hanno ricevuto solvano una.
Il processo di vaccinazione sta quindi andando molto a rilento, e questo non fa che peggiorare la situazione.
In questo momento in Kenya è arrivato l’inverno, che si prospetta molto più rigido rispetto agli ultimi anni.
L’aumento dei casi e le temperature molto rigide non fanno che peggiorare l’ondata attualmente in atto.

Il Covid nelle baraccopoli di Nairobi

Dall’inizio della pandemia il Covid ha cambiato radicalmente la vita nelle baraccopoli di Nairobi, dove operiamo da più di 15 anni. Ma ha cambiato anche il nostro lavoro.
Per tutto il 2020 e per buona parte del 2021, il problema principale non è stato il Covid e i sintomi che portava con sé, ma i lockdown che il governo ha solertemente deciso in più occasioni.
Lockdown che hanno comportato chiusura delle scuole (e quindi l’impossibilità per migliaia di bambini di studiare e ricevere almeno un pasto caldo giornaliero), ma anche perdita di migliaia di posti di lavoro, impossibilità a lasciare la propria baracca.

E quindi fame, tensioni sociali e violenze, domestiche e non.

Alice for Children ha immediatamente reagito alla nuova realtà dello slum, attivando un progetto a favore delle famiglie delle baraccopoli e consegnando pacchi alimentari per tutta la durata del lockdown.

Il Covid nello slum nelle ultime settimane

Nelle ultime settimane la situazione sanitaria sta peggiorando. Anche all’interno del nostro staff e delle nostre scuole abbiamo riscontrato dei casi di positività, e due dei nostri principali collaboratori, ovvero il direttore del nostro orfanotrofio e il direttore della nostra scuola di Dandora, hanno avuto bisogno di una degenza ospedaliera di diversi giorni per potersi riprendere.

Dal governo keniano non arrivano notizie particolarmente confortanti. La situazione migliorerà molto lentamente e la fine di quest’ondata della pandemia sembra ancora lontana.

Le scuole keniane non seguono un calendario simile a quello a cui siamo abituati, e non sono previsti lunghi stop delle lezioni fino al mese di dicembre.

La speranza è, ovviamente, che possano rimanere aperte. Per i bambini e le bambine dello slum non poter andare a scuola è un danno incredibile, non è possibile utilizzare la didattica a distanza, ma anzi la scuola stessa rappresenta per i bambini delle baraccopoli un rifugio sicuro dove passare la propria giornata, una protezione contro la possibilità di essere impiegati nel lavoro in discarica, ma anche la garanzia di un pasto caldo ogni giorno.

Attualmente la situazione del Covid in Kenya non è delle migliori e sembra in rapido peggioramento. Speriamo che le dosi dei vaccini possano arrivare più rapidamente possibile e che anche gli abitanti delle baraccopoli possano accedervi.

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