diritto al cibo in africa

Il diritto al cibo in Africa viene negato

È necessario parlare del rispetto, o anzi del non rispetto, del diritto al cibo in Africa.
È in corso una crisi alimentare in gran parte dell’Africa orientale. La siccità, i conflitti e le plurime ragioni di instabilità hanno lasciato più di 12 milioni di persone affamate. L’Africa orientale sta affrontando una crisi alimentare a fasi alterne dal 2011, inclusa la più recente nel 2017 e nel 2020. La regione sta vivendo una siccità a causa delle precipitazioni al di sotto della media durante le stagioni delle piogge previste.

Man mano che i raccolti falliscono e gli animali muoiono, le famiglie sono costrette a lasciare le loro case per cercare cibo e acqua, migrando all’interno del proprio paese e, chi è più fortunato, al di fuori dai confini nazionali. Significativo è il caso del Madagascar, ma la situazione dell’intera regione orientale del continente è preoccupante.

Il Madagascar: Covid e diritto al cibo in Africa

Il Madagascar è un’isola di grandi dimensioni dell’Africa orientale, a largo del Mozambico, nell’Oceano indiano. Oggi il paese sta affrontando due crisi: una carestia nella parte meridionale dell’isola, causata dal cambiamento climatico, e la crisi economica determinata dalla pandemia di COVID. Il Madagascar è un caso emblematico delle problematicità africane, dove l’inefficienza delle istituzioni si rende evidente dinnanzi allo scoppio di una pandemia e la scarsità di risorse.

Gli effetti della peggiore siccità da quarant’anni, oltre ad aver costretto le persone a mangiare locuste, foglie, fango e frutti di cactus per sopravvivere, hanno anche portato a perdite agricole fino al 60 per cento nelle province più popolate. 30 mila persone vivono al livello cinque di carestia, il maggiore di insicurezza alimentare secondo gli standard internazionali: l’allarme è del Programma alimentare mondiale (Pam), secondo il quale la cifra potrebbe salire in modo vertiginoso e che chiede finanziamenti per alleviare le sofferenze del popolo malgascio.

Il turismo, che rappresenta il settore trainante dell’economia è al collasso: non c’è turismo e circa 1,5 milioni di malgasci dipende da questo settore. Alcune famiglie vendono le proprie figlie pur di non avere bocche in più da sfamare e guadagnare qualcosa dalla loro vendita. La crescita economica dell’ultimo anno si è fermata, mentre la popolazione cresceva geometricamente; oggi ammonta a quasi 30 milioni. 

Il presidente Rajoelina, molto criticato per non aver investito a sufficienza in settori strategici come l’istruzione e la sanità, a inizio pandemia raccomandava trattamenti a base di erbe locali per curare la malattia, manifestando disaccordo rispetto al progetto COVAX. Attualmente la popolazione che ha ricevuto una dose non raggiunge l’1%

Il Dramma del diritto al cibo in Africa orientale

Il piccolo stato situato nella regione settentrionale della Somalia, il Somaliland, non riconosciuto a livello internazionale, sta subendo i pesanti effetti di una siccità, che decima il bestiame e costringe i più a lasciare il paese. È fondamentale l’azione di organizzazioni non governative, impegnate a fornire a i civili acqua, cibo e assistenza sanitaria; in Burundi, la scarsità d’acqua, i parassiti e le malattie delle piante hanno notevolmente aumentato la carenza di cibo; il Malawi è gravemente colpito da cicli di inondazioni massicce seguite da siccità prolungate, che hanno distrutto raccolti, bestiame e case nelle regioni meridionali e centrali. 

La violenza e l’instabilità in Sudan continua a costringere molti sudanesi ad abbandonare le proprie case, compromettendo la loro capacità di produrre o acquistare cibo; mentre nel Sudan del Sud il conflitto regionale ha provocato lo sfollamento di 1,85 milioni di sud sudanesi, creando concorrenza per le scarse risorse, compreso il cibo. In Kenya, la combinazione fra crescita demografica incessante e siccità ha portato a 4 milioni il numero di kenioti che rischiano di vedere compromesso il loro diritto al cibo.

Alice For Children in difesa del diritto al cibo

Proprio qui, in Kenya, Alice for Children lavora affinché tutti possano godere del proprio diritto al cibo, principio inalienabile dell’essere umano. Sembra un’assurdità doverlo ricordare, ma le baraccopoli di Nairobi, dove operiamo, ci obbligano a ritornare ogni giorno a riflettere sui bisogni più elementari dell’uomo e a lottare per difendere un diritto che continua ad essere tutt’altro che garantito.

Grazie ai nostri sostenitori e ai nostri sponsor riusciamo a sostenere dal punto di vista alimentare migliaia di bambini e bambine, insieme alle loro famiglie.

La nostra presenza sul posto vuole dare una risposta concreta ai bisogni della popolazione in sintonia con il principio di solidarietà e con le disposizioni dell’Agenda del 2030 sul rispetto del diritto al cibo.

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