circoncisione femminile

La circoncisione femminile in Africa continua a fare vittime

La circoncisione femminile, o mutilazioni genitali femminili (MGF), è una pratica consistente nella rimozione parziale o totale delle parti esterne dei genitali femminili non per fini medici. 

Quali sono le modalità di circoncisione femminile?

Esistono diverse modalità di intervento classificabili come MGF, differenziate dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) in quattro tipologie a seconda della loro invasività: la clitoridectomia (tipo I), l’asportazione o escissione (tipo II), l’infibulazione (tipo III) e altre pratiche di mutilazione genitale di tipo IV non classificate, come l’uso di piercing, la cauterizzazione, il taglio della vulva e l’uso di acidi. Si passa da piccole punture e recisioni parziali della clitoride, il I e il II tipo, a operazioni di cucitura dei lembi delle labbra esteriori della vagina, l’infibulazione.

La circoncisione femminile è praticata in oltre trenta paesi del mondo, prevalentemente in Medio Oriente, Africa e in alcuni paesi del Sudest asiatico, come in Indonesia e Malesia. Spesso è riscontrabile in singole comunità e gruppi etnici specifici, senza trovare unanimità a livello nazionale. A seguito delle migrazioni internazionali e intercontinentali, oggi si possono rilevare casi di mutilazioni genitali femminili anche in Europa e in Norda America. È interessante ricordare che per un breve periodo si è diffusa anche in Occidente dove intorno agli anni ’60 era medicalmente praticata per curare disturbi quali l’isteria femminile.

Perché la circoncisione femminile?

Si tratta di un’usanza antichissima riconducibile a civiltà pre-ebraiche, pre-cristiane e pre-islamiche. Alcune ricerche sembrerebbero farla risalire addirittura ai tempi dei faraoni.  Sono spesso associate a ragioni di natura religiosa, ma si può dire che siano innanzitutto un fatto culturale e sociale, dove la componente religiosa si inserisce come strumento di giustificazione della pratica. In alcuni ambienti, queste modificazioni sul corpo delle donne vengono applicate per purificare il corpo femminile dalle impurità e dalla sporcizia a cui si ritiene siano esposti, o tendano naturalmente. Secondo alcuni critici, tuttavia, la pratica va proprio nel senso opposto, perché impedirebbe l’adeguata igiene delle parti intime

Più che radicata nelle convinzioni religiose, le ragioni dietro la circoncisione femminile sembrerebbero risiedere spesso nell’assetto patriarcale di molte delle società e delle comunità che mettono in pratica le mutilazioni. L’operazione non sarebbe altro che una forma di controllo del corpo e delle funzioni riproduttive delle donne, non padrone del proprio corpo ma alla mercé del potere e della volontà dei parenti maschi.

Gli uomini decidono se, quando e con chi la donna potrà avere rapporti sessuali. L’idea di purezza coinciderebbe dunque con la preservazione della verginità della donna. La pratica, consolidata in molti contesti di fede musulmana (ma non solo), sembra non trovare un riscontro nelle parole del profeta Maometto all’interno del Corano, per quanto il codice dia grande risalto e valore all’abluzione del corpo.

La circoncisione femminile: un problema sanitario

Le MGF sono un problema enorme per la salute delle donne, perché arrecano danni fisici e psicologici di breve e lungo termine. Vengono effettuate generalmente prima del compimento del quindicesimo anno di età, molto spesso in contesti dalle pessime condizioni igieniche, utilizzando strumenti perlopiù rudimentali e non sterili, come coltelli, forbici, lamette da barba, e spesso non disponendo né di antibiotici e né di anestetici per attenuare il dolore. È stato dimostrato che un’alta percentuale dei soggetti che hanno subito queste alterazioni del corpo possono riscontrare emorragie ed infezioni, danni agli organi interni tali da determinare la sterilità della donna e serie complicazioni al momento del parto.

Nel caso dell’infibulazione, poi, le donne possono essere sottoposte al procedimento più volte nel corso della vita: infibulate in tenera età, deinfibulate per agevolare il parto e poi successivamente infibulate una seconda volta. Questo significa comportare atroci sofferenze alle donne e mettere a rischio la vita dei neonati o delle stesse madri. 

L’OMS considera la circoncisione femminile «una violazione dei diritti umani delle donne», in virtù delle convenzioni e i trattati internazionali sui diritti delle donne (Convenzione sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione della donna e nella Convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia, Crc) che identificano le MGF come esperienze che attentano all’integrità fisica e alla salute mentale e fisica delle donne.

Circoncisione femminile in Africa

Sono circa 30 i paesi che tutt’oggi praticano le MGF, in gran parte collocati in Medio Oriente e nel continente africano. Secondo le stime dell’OMS, sono oltre 3 milioni le bambine che ogni anno vengono sottoposte alla pratica e i numeri non faranno che aumentare: saranno ben 68 milioni le donne che subiranno una forma di mutilazione genitale entro la fine del 2030. In alcuni paesi, come la Somalia, l’Egitto e il Sudan, la percentuale di donne, ragazze e bambine mutilate supera l’80 per cento. In Kenya e Nigeria siamo tra il 26% e il 50%, mentre in Camerun e in Niger i numeri scendono fino al 10 per cento

Alice for Children opera in Kenya dal 2007 e assiste, anche da un punto di vista sanitario, migliaia di bambine e donne che vivono nelle baraccopoli di Dandora e Korogocho, a Nairobi. Questo è possibile grazie ad un ottimo rapporto con le principali strutture ospedaliere di Nairobi, come il Neema Hospital, fondato dalla Onlus italiana World Friends e grazie ad un personale sanitario competente.
Ma soprattutto è possibile grazie alle migliaia di persone che ci sostengono ogni anno, e che camminano al fianco di bambini e bambine dello slum di Nairobi.

Grazie alla nostra campagna a favore delle bambine delle baraccopoli, difendiamo ogni giorno i loro diritti.

In questo modo riusciamo a garantire alle bambine e alle donne il diritto alla salute, che significa permettere loro di condurre una vita senza abusi e violenze, di avere un futuro sereno e pieno. Di vivere in un contesto in cui l’uguaglianza di genere non sia soltanto un sogno utopico. Lontane da mutilazioni e violenze.

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