Il diario di viaggio di Elia, uno dei volontari del 2022

Elia, giovane ingegnere di Milano, è stato tra i volontari che hanno preso parte al lavoro quotidiano della nostra associazione a Nairobi. Tornato dalla sua esperienza ad Alice Village e nei nostri progetti nello slum ha voluto condividere con noi alcune impressioni:

“La mattina di domenica 18 settembre ho varcato per la prima volta il cancello azzurro di Alice Village. L’emozione era alle stelle: avevo aspettato e desiderato tanto questo momento, e finalmente ero lì, pronto a tuffarmi in questa nuova esperienza. 

In quel momento nel villaggio regnava, quasi strano a dirlo, un silenzio inaspettato; infatti, tutti i bambini si stavano preparando per andare alla messa domenicale. Tutti eccetto una piccolissima bambina, che ha seguito il pullmino su cui eravamo io e le mie due compagne di viaggio e che ci ha accolto non appena abbiamo messo piede giù dal mezzo con una timidissima stretta di mano, accompagnata da un piccolo bisbiglio per dirci il suo nome. 

Dopo aver messo giù le valigie nella stanza, siamo andati a salutare anche tutti gli altri bambini, che nel frattempo si erano riuniti e ci aspettavano. Inizialmente, appena sono entrato nella sala mi sono sentito un po’ imbarazzato nel trovarmi davanti a 70 bambini che ancora non conoscevo, con questi occhioni fissi su di te e appartenenti ad un mondo totalmente diverso dal nostro e ancora tutto da scoprire. C’era chi accennava a un timido sorriso e chi invece si nascondeva dietro all’amico per evitare anche solo il minimo contatto visivo. E forse il mio imbarazzo nasceva proprio dalla percezione del loro stesso imbarazzo. Ma dopo una breve presentazione mia e loro, che ad uno ad uno si sono alzati annunciando il loro nome, la tensione iniziale si è sciolta e tutti eravamo pronti a conoscerci e a condividere il nostro tempo insieme. 

Una volta rientrati dalla messa, i bambini ci sono corsi incontro come se ormai ci conoscessimo da una vita intera e una partita a UNO (con regole totalmente inventate e decise da loro) ha dato definitivamente inizio al nostro rapporto. 

Riassumere in poche righe tutto ciò che ho vissuto nelle tre settimane di volontariato in Kenya (Nairobi e Rombo) è davvero difficile, praticamente impossibile.

Ho scelto quindi una sola parola chiave che potesse dare il giusto significato a tutto: SPERANZA.

Speranza di aver lasciato qualcosa di buono a tutte le persone e a tutti i bambini incontrati, che sia un sorriso, un abbraccio, un saluto, una stretta di mano, una parola o anche semplicemente il ricordo di essere stati insieme.
Speranza di aver ricevuto e imparato tanto da questa esperienza e dalle persone che ne hanno fatto parte. Ognuna di loro ha lasciato un segno indelebile, che spero possa essermi d’aiuto per crescere ogni giorno di più come uomo.

Speranza di un futuro roseo per tutti i bambini incontrati, che ogni giorno combattono le loro silenziose battaglie personali causate da una vita che si è complicata sin dall’inizio.
Speranza che ogni bambino possa avere la possibilità di andare a scuola, vivendo così un percorso di educazione utile a dare una svolta al mondo africano, ancora lontanissimo dalla nostra realtà.

Speranza di veder crescere questo Paese.

Speranza che un giorno si possano raccogliere i frutti del lavoro incredibile che tanti volontari svolgono instancabilmente.
Speranza che altre persone vivano un’esperienza simile alla mia, per vivere con corpo e anima l’Africa. 

E, infine, speranza di poter tornare un giorno in questo straordinario Paese.”

Queste le parole di Elia, che ha vissuto un’esperienza indimenticabile grazie al nostro programma di volontariato internazionale in Kenya. Grazie al suo contributo e a quello di decine di volontari ogni anno possiamo portare avanti i nostro progetti quotidiani e lavorare per il futuro di più di 3000 bambini delle baraccopoli.

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