Le elezioni politiche in Kenya sono sempre più vicine e con quest’articolo chiudiamo la serie sul nostro blog dedicata all’appuntamento elettorale nel pese africano in cui operiamo, come organizzazione, dal 2006.
In queste settimane abbiamo visto la storia politica del Kenya, quali sono i candidati, quali sono i punti dei programmi più importanti e abbiamo parlato del rischio di violenze legate al voto che potrebbero sorgere nel paese.
Oggi vogliamo chiudere parlando della condizione geopolitica del Kenya, del suo ruolo all’interno dell’Africa orientale e di come le elezioni possono influenzarlo.
Lo status del Kenya
Partiamo da un presupposto: Il Kenya negli ultimi anni ha accresciuto di molto la sua credibilità a livello internazionale ed ha assunto un ruolo di leadership regionale nell’Africa orientale. Una delle ultime, e sempre più frequenti, visite del segretario di stato americano Blinken a Nairobi ha visto un colloquio con il presidente Kenyatta di un’ora e mezza, nonostante il programma lo prevedesse di soli 10 minuti.
I principali governi dei paesi europei ed occidentali non mancano mai di far visita a Nairobi e di coinvolgere il Kenya nelle discussioni relative futuro dell’Africa orientale e di tutto il continente. Non solo, nei primi incontri delle potenze occidentali per discutere della crisi ucraina, Il Kenya era uno dei pochi stati africani invitati e presenti.
Si può quindi parlare di un successo nella politica estera di Kenyatta, che ha sempre più accreditato il Kenya come un partner stabilità e affidabile, intrattenendo rapporti stabili con gli Stati Uniti ma senza disdegnare gli investimenti cinesi.
Questa predilezione internazionale per il Kenya è abbastanza logica: nonostante i gravi problemi, come la corruzione e le violazioni dei diritti umani, che interessano il paese, il governo di Nairobi è uno dei pochi nella regione ad essere relativamente stabile.
La guerra in Etiopia contro le regioni del Tigray ha accresciuto enormemente la tensione nell’area del Corno d’Africa e dell’Africa Orientale, lasciando il Kenya come unico attore a non presentare situazioni così gravi di guerra civile e internazionale. Non stupisce quindi che le potenze internazionali prediligano coinvolgere proprio il Kenya come principale partner nella regione.
Come le elezioni possono influenzare la politica estera keniana
Da un punto di vista programmatico, si è parlato molto poco di politica estera durante la campagna elettorale keniana. Entrambi i principali candidati, Odinga e Ruto, hanno parlato di non allineamento, coesistenza pacifica e diplomazia economica e commerciale nell’ambito della Comunità dell’Africa Orientale (EAC).
La Comunità dell’Africa Orientale è una comunità economica fondata nel 2000 e che comprende: Kenya, Tanzania, Rwanda, Uganda, Burundi, Sud-Sudan e Repubblica democratica del Congo.
Durante la presidenza di Kenyatta, il paese ha avuto un atteggiamento ambivalente nei confronti dell’EAC. Le relazioni con l’Uganda sono state particolarmente difficile e segnate da frizioni politiche ed economiche, con vere e proprie guerre commerciali tra i due paesi.
Ma anche le relazioni con la Tanzania e con la Somalia hanno visto un peggioramento. Per sostenere la pace nella regione, Il Kenya continua a supportare iniziative nel Sud-Sudan, Etiopia e nei conflitti interni a Rwanda e Repubblica democratica del Congo.
Repubblica democratica del Congo che è appena entrata a far parte proprio dell’EAC.
Il prossimo presidente del Kenya dovrà continuare il lavoro degli ultimi 10 anni cercando di apportare un deciso cambio di marcia nelle relazioni tra Kenya e EAC. Deve continuare a supportare il Sud-Sudan, l’Etiopia e i processi di pace in Rwanda e Repubblica democratica del Congo, ma deve anche investire in infrastrutture transnazionali che colleghino il Kenya agli altri paesi dell’EAC, puntando a realizzare il mercato comune interno ai 7 paesi membri che resta ancora una chimera.