mortalità infantile nel mondo

La mortalità infantile nel mondo: cosa dicono i dati?

La povertà resta la causa principale del perdurare e del diffondersi della mortalità infantile nel mondo.

In lingua inglese, per infant mortality rate si intende il numero di neonati morti su un campione di 1000 nati vivi, mentre l’espressione child mortality rate si riferisce al tasso di mortalità di bambini al di sotto dei cinque anni. Ma, dal momento che nella lingua italiana entrambi gli indicatori vengono adottati per descrivere il fenomeno complessivo della mortalità infantile, oggi parleremo di questo problema riferendoci a tutte i bambini deceduti al di sotto dei cinque anni.

La mortalità infantile nel mondo: le cause

Nonostante il tasso di mortalità infantile e dei giovani si sia abbassato in modo evidente negli ultimi trent’anni, con una diminuzione quasi del 60 per cento dal 1990, i numeri a livello globale rimangono alti. Solo nel 2019, quasi 8 milioni fra bambini, adolescenti e giovani hanno perso la vita a seguito di fattori che si sarebbero potuti evitare. La povertà è la principale causa dei decessi prematuri dei bambini, perché significa crescere in un ambiente insalubre, sporco, privo delle adeguate condizioni igieniche; ma equivale a dire, anche, non potersi permettere un’adeguata alimentazione, equilibrata, regolare e sana.

Le madri molte volte partoriscono i propri bambini a casa e non possono contare sul supporto di specialisti, della strumentazione medica e delle strutture ospedaliere. Numerosi sono i casi di aborto; spesso autoindotto perché la gravidanza non è stata voluta ma è frutto di violenze sessuali; oppure accade che il feto muoia perché la stessa madre non è in grado di alimentarsi nella misura necessaria a garantire lo sviluppo del feto.

Le malattie, poi, sono un grave problema per i più giovani, che spesso a causa della carenza di mezzi economici non possono procurarsi i farmaci e i vaccini che li salverebbero: dissenteria, polmonite, malaria, morbillo,  poliomielite, difterite, tetano e pertosse sono le più frequenti e le più letali.

La mortalità infantile in Africa durante la pandemia

L’impatto della pandemia sulla mortalità infantile nel mondo, e soprattutto in Africa, rischia di essere disastroso. Rischia infatti di compromettere i progressi raggiunti negli ultimi anni in termini di riduzione della mortalità infantile attraverso le strutture sanitarie e il personale competente.

Del resto, abbiamo compreso come la malattia renda evidenti le disuguaglianze economiche ed esacerbi ulteriormente la condizione di disagio: c’è chi ha i mezzi per curarsi e per rispettare il distanziamento sociale, ma c’è chi vive in baraccopoli a stretto contatto con le altre persone ed è sprovvisto del denaro per comprare mascherine, o non dispone dell’acqua corrente per sanificarsi.

In Africa il COVID 19 rappresenta un pericolo reale, non tanto per il numero di decessi dovuti al contagio, per via  della bassa età media della popolazione, ma per le ripercussioni sulle strutture ospedaliere e le attività lavorative. In Camerun, ad esempio, si stima che la pandemia abbia determinato la riduzione del 75% dei servizi per la salute neonatale e materna (controlli prenatali, assistenza ostetrica e assistenza post-parto).

Cosa si può fare contro la mortalità infantile nel mondo? Diventare genitore a distanza!

Gli slum di Nairobi, in Kenya, sono un ambiente in cui la mortalità infantile è ancora molto alta.

Gli abitanti dello slum vivono infatti in baracche fatiscenti di lamiera, senza acqua corrente o elettricità. Non hanno cibo a sufficienza e nessuna copertura medica.
I bambini delle baraccopoli non possono andare a scuola, ma sono costretti a lavorare nella discarica di Dandora per pochi centesimi al giorno. Un lavoro usurante e pericoloso, perché a contatto con rifiuti tossici e infetti.

In un contesto simile, non è difficile immaginare come il livello di mortalità infantile sia particolarmente alto, ancor più alto di quello della mortalità infantile nel mondo.

Alice for Children lavora per cambiare tutto questo da più di 15 anni. Grazie alle nostre scuole negli slum di Dandora e Korogocho, più di 3000 bambini non devono più lavorare ma possono frequentare ogni giorno le lezioni.
Hanno cibo e cure mediche per crescere in salute e avere un futuro migliore.

Tutto questo è possibile grazie a tutti i nostri sostenitori, e in particolar modo grazie ai nostri genitori a distanza, che credono nei nostri progetti e ci sostengono ogni giorno.
Il modo migliore per salvare un bambino dalla mortalità infantile è infatti quello di adottarlo a distanza e garantirgli quindi istruzione, cibo e cure mediche durante tutta la durata della sua crescita.

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